01.08.2024

Allocution du Conseiller fédéral Ignazio Cassis, chef du Département fédéral des affaires étrangères (DFAE) - seule la parole prononcée fait foi

Orateur: Cassis Ignazio; Chef du Département, Ignazio Cassis

Onorevole signor sindaco di Tresa e Consigliere nazionale, caro Piero
Onorevoli Consiglieri municipali e comunali di Tresa
Autorità comunali, cantonali e religiose
Care e cari cittadini di Sessa e del Malcantone
Ma soprattutto …
cari amici del mio paese di nascita
cari famigliari e parenti


Vedo con affetto tra il pubblico numerosi volti noti. Guardandovi mi emoziono un po’. La memoria corre veloce indietro negli anni, fino agli anni ’60, quando giocavamo insieme proprio qui di fianco, all’asilo – che oggi si chiama “scuola dell’infanzia” – sulle altalene e sulla mitica giostra (dalla quale scendevamo spesso con la nausea!).
E mi ricordo che alle elementari, durante la ricreazione, venivamo proprio qui – su questo terreno – per giocare al pallone. Giochi che talvolta degeneravano in litigi e richiedevano l’intervento determinato dei maestri, che dopo la rituale predica, ci riportavano in classe. È passato oltre mezzo secolo, ma è quell’educazione che mi ha insegnato a risolvere i conflitti in modo pacifico. Una virtù senza la quale non sarei oggi Consigliere federale. Una virtù indispensabile in tutto il mondo, perché dove ci sono esseri umani ci sono anche litigi. Una virtù che sembra però purtroppo farsi rara.

Vedo tra il pubblico anche molti volti nuovi, e volti che forse non riconosco, magari perché segnati dal tempo, come il mio – e come è giusto che sia, perché ogni età ha i suoi pregi e i suoi difetti. Mentre vi guardo penso agli ultimi 7 anni, che a dir il vero mi sembrano molti di più – almeno il doppio – vista l’intensità di ciò che ho vissuto. Eppure questi anni sono volati via in un baleno, tra i nostri tormentati rapporti con l’Unione europea, una pandemia, nuove guerre e tante crisi tutt’attorno al nostro continente. Il mondo evolve a gran velocità.

Sette anni fa iniziava il viaggio 

Esattamente 7 anni fa ero a Lattecaldo. Quella festa nazionale nel Mendrisiotto ha segnato la mia vita – e di riflesso quella di mia moglie Paola. Infatti quel 1. Agosto del 2017 il Partito liberale radicale ticinese mi ha ufficialmente candidato al Consiglio federale. Era solo la prima di numerose altre tappe, da giocarsi oltre Gottardo. Eppure, come spesso succede nella vita, la prima tappa, la prima volta, è sempre la più difficile e la più temuta. Vincerla in casa poi significa fare i conti con le emozioni che solo la propria terra sa dare. Il cuore batte più velocemente, la testa è meno fredda. Ricordo bene che qui a Sessa nei giorni seguenti la mia mamma Mariarosa mi chiese: “Ma sei proprio sicuro di volerlo fare”? Ah, la saggezza delle mamme!

Ma fortunatamente è andata bene e il 29 ottobre di 7 anni fa ero qui a Sessa a festeggiare con voi la mia elezione; con le autorità dell’allora “Comune di Sessa” e con la popolazione di Sessa e di tanti altri Paesi del Malcantone. Sono passati 7 anni, così ricchi di storie da raccontare che 7 libri non basterebbero. Ed oggi sono di nuovo qui, su invito stavolta del nuovo Comune di Tresa, in cui Sessa è confluita.
Grazie Piero! Essere qui questa sera è per me una grande emozione!

Qui a Sessa rivedo soprattutto me bambino, poi ragazzo, la mia famiglia, gli amici. Qui, di solito non mi sento consigliere federale. Questa sera è un’eccezione, perché ho l’onore di rappresentare il Governo svizzero nel giorno della Festa nazionale. Ma vi assicuro che è bello potere, in rari momenti, tornare a essere semplicemente sé stessi.

E poi che cos’è, in fondo, la patria, se non la nostra casa? Un posto dove sentirsi liberi e protetti al contempo. Un posto bello. Di cui prendersi cura. Come fate qui, a Sessa e in tutto il Comune di Tresa.

La vivacità di Sessa

In realtà è quasi la seconda volta che festeggio il Primo Agosto a Sessa. Nell’anno presidenziale, due anni fa, ho scelto infatti di registrare proprio qui il discorso che ogni presidente trasmette il Primo Agosto alla televisione svizzera.
Eravamo a fine luglio e ricordo l’entusiasmo dei miei collaboratori e della troupe SSR-SRG nello scoprire queste vie. Ci sono rimasti un bel po’, dato che avevamo deciso di registrare il discorso in tutte e 4 le lingue nazionali! Ricorderete forse i meravigliosi lanci in paracadute che ci hanno fatto compagnia dal cielo. Siamo anche andati a scoprire il tesoro di Sessa, giù nel profondo della terra: la miniera d’oro, testimone della nostra storia, che dal 2018 rivive grazie all’iniziativa di molti volontari tra voi.

Sessa, che è menzionata per la prima volta nel lontano 1335 (“Sexa”), continua a essere una località con persone vivaci e spirito di iniziativa. Nemmeno le problematiche viarie frenano coloro che qui vogliono vivere. Pensate che da inizio ‘800 a oggi, il numero di abitanti è rimasto più o meno lo stesso (687 nel 1801, 673 nel 2020).
Ormai, da oltre tre anni, Sessa si è unita a Croglio, Monteggio e Ponte Tresa. Il fiume Tresa unisce queste 4 frazioni come fosse un filo blu. Ogni quartiere conserva le sue caratteristiche, i suoi abitanti storici e più recenti, le sue attrazioni. Ma insieme siamo più forti!


Unità nella diversità

Insieme appunto. L’unità nella diversità è proprio ciò che più caratterizza il nostro Paese. Me ne rendo bene conto ogni settimana, quando mi ritrovo a governare il Paese per così dire in “job sharing” con altri 6 colleghi di culture e idee profondamente diverse tra loro.
E in questa diversità voi siete sempre con me, ogni settimana, ogni giorno. Che io sia in Svizzera o in un Paese lontano, sono le mie radici che mi definiscono. E quando sono in ufficio, a Berna, e sento il peso dei problemi o la frenesia di chi mi sta attorno, allora mi fermo, chiudo la porta, alzo gli occhi e contemplo il magnifico quadro di Casimiro Piazza che raffigura il bel prato davanti alla nostra chiesetta di Santa Maria, a due passi da qui. Quel regalo del Comune di Sessa mi accompagna dall’inizio di questo viaggio in Consiglio federale, ogni giorno.

E allora oggi vorrei contraccambiare e condividere con voi che cosa ha significato per me – e spero anche per voi – portare Sessa, Tresa, la Svizzera italiana in Consiglio federale. Ha significato fierezza e consapevolezza.

Fierezza, perché un piccolo Comune arrivava lì, a Berna, dove siedono quelli che decidono, e che di solito non sono della nostra cultura. Fierezza, perché in Governo arrivava anche una zona di frontiera, che ben rappresenta l’identità del nostro Paese. Profondamente unito ai Paesi che ci circondano, di cui condividiamo le culture. Eppure profondamente autonomo, proprio grazie al fatto di essere così diverso al suo interno. Questa diversità è la nostra genetica, senza la quale la Svizzera semplicemente non esisterebbe. Se non fossimo tutti assieme, la Svizzera tedesca sarebbe un Land della Germania, quella romanda una provincia francese e noi una provincia italiana. Assieme siamo unici.

E dopo la fierezza, dicevo, la consapevolezza. Perché ogni giorno che passa mi rendo sempre più conto di come questa pluralità non sia mai scontata. Questa pluralità richiede impegno, fatica, pazienza e resistenza. Eppure tutti noi possiamo essere protagonisti di questa pluralità, contribuendo così a definire l’identità svizzera.


Il ruolo della Svizzera italiana

Il giorno dell’elezione in Consiglio federale, il 20 settembre 2017, ho voluto sottolineare il valore dell’identità italofona davanti al Parlamento, affermando: “Dopo 18 lunghi anni di assenza, la Svizzera che pensa, parla, scrive e sogna in italiano siede nuovamente nel Consiglio federale”. 
Già: non solo parla, pensa e scrive, ma anche sogna. Perché la ragione da sola non basta, la ragione è arida. Risplende solo se arricchita dal profumo dei sogni, delle emozioni, dell’umore e dell’amore. Tutto questo è l’anima italofona della Svizzera.

Oggi ho capito che sbagliamo, quando riduciamo la nostra pluralità a una questione linguistica. La lingua ne è ovviamente un aspetto centrale, quello più visibile. Ma io sono io - anche quando con i miei colleghi Consiglieri federali o in Parlamento o con i giornalisti parlo tedesco, francese o inglese (e talvolta anche un pizzico di romancio). La lingua è soltanto la superficie della nostra identità.

Oggi fatico davvero a pensare che il Consiglio federale, specchio di tutta la Svizzera, sia stato privato per 18 anni di questa componente “genetica” che è l’italianità. Un’italianità che io oggi rappresento - e prima di me altri 7 Consiglieri federali ticinesi dal 1848. Con fierezza, senza complessi e consapevoli della nostra diversità. 
La sola presenza fisica alle sedute di Consiglio federale, su un piede di parità con le altre culture, influenza le decisioni del Governo. Sessa, Tresa, la Svizzera italiana non sono periferia. Sono al cuore della Svizzera. Sono uno dei cuori pulsanti della Svizzera. E tutti questi cuori sono necessari per dare linfa vitale al nostro Paese.
Lasciatemelo dire: non lasciamo più che questa Svizzera sia assente dal cuore del nostro amato Paese.

Sintomi di stanchezza

Care cittadine e cittadini, cari amici
come Ministro degli Affari esteri vorrei anche dirvi due parole sul mondo. Un mondo irrequieto, che fatica a trovare la giusta via per vivere in pace e prosperità.
L’ottimismo che regnava quando giocavamo a calcio qui, su questo prato, 50 anni fa, se ne è andato, purtroppo. La caduta del Muro di Berlino ci aveva fatto credere che il mondo sarebbe diventato pacifico, basato su solidi valori comuni. Invece oggi aumentano le divisioni e le fratture.
Da un lato c’è la stanchezza delle nostre vecchie democrazie, e dall’altro il dinamismo dei paesi emergenti. Ciò crea conflitti. Pensate che solo un terzo della popolazione mondiale vive oggi in democrazia. Certo, in Svizzera stiamo ancora bene, ma anche dai noi si avvertono i tumulti che ci circondano. Tutto ciò ci fa riflettere a quanto siamo privilegiati a vivere in questo Paese, in questa democrazia.
La politica definisce le premesse perché le imprese possano creare lavoro e ricchezza ciò che riempie le casse pubbliche. Ma nel nuovo contesto mondiale è sempre più difficile creare tali premesse. Perciò il Consiglio federale deve stabilire priorità e anche prendere decisioni difficili. Come disse una volta il Consigliere federale Kaspar Villiger, «bisogna distinguere le esigenze dalle pretese».
La Svizzera è forte, ma la sua salute dipende dalla nostra volontà di mantenere vivo il senso civico comune, di assumere responsabilità. A maggior ragione quando l'equilibrio nel mondo è fragile.

Essere protagonisti

Vorrei quindi concludere invitandovi tutti a essere protagonisti. La nostra democrazia ce lo permette. Ed è un’incredibile ricchezza. Tutti noi possiamo fare qualcosa. Possiamo continuare a volere la Svizzera, da qui il nome in tedesco di Willensnation. Possiamo essere protagonisti e far vivere e vibrare i nostri tratti identitari: il senso civico, l’ascolto reciproco, l’arte del compromesso. Quando c’è una volontà comune, siamo capaci di grandi cose. La nostra storia ce lo insegna. 
In gioco, come sempre, c’è la nostra libertà. Che non è mai acquisita una volta per tutte. Il diritto alla libertà esiste solo se congiunto al dovere della responsabilità. La responsabilità di contribuire al bene comune. Questa è l’etica che deve guidare il nostro agire.

 

Continuiamo a volere, a fare e ad essere la Svizzera.
Tutti insieme!

Viva la Svizzera!


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Dernière mise à jour 06.01.2023

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