Il disarmo nucleare resta una priorità della Svizzera

La Svizzera si impegna per il disarmo nucleare in tutto il mondo nel quadro del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP). Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) mira a un divieto totale di tali armamenti, un obiettivo che la Svizzera condivide in linea di principio. Tuttavia, il Consiglio federale non giudica necessario intervenire per riposizionare il TPNW. Ritiene il suo impatto e la sua portata limitati, poiché venne negoziato senza i detentori di armi nucleari. Il trattato ha inoltre una portata ridotta in quanto la maggioranza della comunità internazionale, inclusi quasi tutti i Paesi europei, ne mette in dubbio l’efficacia. Analizziamo le questioni centrali con fatti, cifre e risposte.

Mappa dell'Europa, in cui tutti i Paesi sono segnati in rosso tranne Austria, Liechtenstein e  Irlanda, segnati in verde. Quest’ultimi hanno aderito al TPNW.

La Svizzera non ha ancora aderito al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW), come gran parte della comunità internazionale, tra cui quasi tutti gli Stati europei. © DFAE

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) e il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) sono due strumenti di diritto internazionale riguardanti il disarmo e la non proliferazione nucleari. Sebbene entrambi i trattati perseguano lo stesso obiettivo, ovvero un mondo privo di tali armamenti, si differenziano in modo significativo nel loro approccio, nella loro portata e nel loro impatto.

Trattato di non proliferazione nucleare (TNP)

Il TNP, negoziato nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970, poggia su tre pilastri: disarmo nucleare, non proliferazione delle armi nucleari e utilizzo pacifico dell’energia atomica. I cinque Stati detentori di armi nucleari riconosciuti dal TNP si impegnano a non trasferire questi armamenti ad altri Paesi, mentre gli Stati militarmente non nucleari si astengono dallo svilupparli e devono consentire lo svolgimento di ispezioni internazionali da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) per assicurare che le loro attività nucleari si limitano esclusivamente a scopi pacifici.

Il TNP ha chiaramente raggiunto il suo scopo principale: evitare il cupo scenario che, negli anni 1960, vedeva un futuro con più di 20 Stati in possesso di armi nucleari. Anche l’uso pacifico del nucleare garantito dal TNP nei campi dell’energia, della ricerca, della medicina e dell’agricoltura è un successo.

Grafico che illustra il numero di Stati interessati all’acquisto di armi nucleari, il numero di Paesi  in possesso di questi armamenti e il numero di testate nucleari nel mondo nel corso degli anni.
Il TNP, entrato in vigore nel 1970, ha chiaramente raggiunto il suo obiettivo: scongiurare il cupo scenario di un mondo con più di 20 Stati in possesso di armi nucleari. Anche nel campo del disarmo nucleare sono stati fatti notevoli progressi. © DFAE

Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW)

Il TPNW è stato negoziato nel 2017 ed è entrato in vigore nel 2021 e, a differenza del TNP, mira a vietare ed eliminare in toto le armi nucleari. In particolare impedisce a tutte le parti di sviluppare, testare, produrre, acquistare, possedere o stazionare sul proprio territorio tali armamenti. Il TPNW non prevede alcun obbligo di disarmo per i Paesi detentori di testate nucleari che non vi hanno aderito. 

Carta del mondo che raffigura in verde scuro i 70 Stati parte del TPNW, in verde chiaro i 23  Paesi firmatari e in rosso i 102 Stati che non hanno sottoscritto il trattato.
Ad oggi il trattato è stato firmato da 93 Stati, 70 dei quali lo hanno anche ratificato. Le potenze nucleari ufficiali e gli altri Paesi detentori di armi nucleari non hanno aderito al TPNW. La Svizzera è stata uno dei pochi Paesi occidentali ad aver partecipato ai negoziati e osserva da vicino gli sviluppi relativi alla sua attuazione. © DFAE

In cosa si differenziano il TPNW e il TNP?

Una differenza importante tra i due trattati riguarda il modo in cui sono stati negoziati e la partecipazione degli Stati in possesso di armi nucleari, riconosciuti e non. Il TNP è il risultato dei negoziati avviati dalle due superpotenze dell’epoca (Stati Uniti e URSS). Cinque Paesi (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito) sono ufficialmente riconosciuti come detentori di armi nucleari ai sensi di tale trattato e, di conseguenza, sono tenuti a procedere gradualmente al disarmo, mentre gli altri Stati si impegnano a rinunciare allo sviluppo e all’acquisto di armi nucleari. Per quanto riguarda il disarmo, sono stati compiuti notevoli passi avanti dopo la Guerra fredda, ma da alcuni anni a questa parte si registra una battuta d’arresto.

Il TPNW, invece, è frutto di un’iniziativa lanciata da Stati che non detengono armi nucleari. Questi ultimi criticano i lenti progressi fatti nell’attuazione del TNP e intendono esercitare una maggiore pressione a favore del disarmo. Poiché il TPNW non può contare sul sostegno dei Paesi che possiedono armi nucleari e dei loro alleati, il suo impatto è incerto.

Un ulteriore aspetto concerne l’attuazione dei due trattati. Il TNP comprende meccanismi di verifica e implementazione da parte dell’AIEA, che con ispezioni regolari assicura che gli Stati contraenti adempiano i propri obblighi. Attualmente il TPNW non dispone di alcun meccanismo di controllo di questo tipo e prevede semplicemente che gli Stati contraenti discutano l’attuazione del trattato nell’ambito di conferenze.

Posizione della Svizzera sul TPNW

Ad oggi la Svizzera non ha aderito al TPNW. Nella sua seduta del 27 marzo 2024, il Consiglio federale non ha valutato necessario il riposizionamento del Paese. A prescindere da tale decisione, la Svizzera continua a impegnarsi nel quadro del TNP per un mondo senza armi nucleari. Ha ratificato il trattato già nel 1977 ed è convinta che l’obiettivo del disarmo nucleare possa essere raggiunto solo collaborando con le potenze nucleari ufficialmente riconosciute. Alla luce di tutto ciò, la Svizzera segue gli sviluppi dell’attuazione del TPNW e li valuta costantemente. Nel suo ruolo di Stato osservatore nell’ambito del TPNW, si impegna per una coesistenza costruttiva e per lo sfruttamento delle sinergie tra i due trattati. 

Domande e risposte

La Svizzera non si adopera più per il disarmo nucleare, scostandosi dalla sua tradizione umanitaria?

La Svizzera continua ad attribuire la massima priorità al disarmo nucleare e, a tale scopo, ha pubblicato una Strategia di controllo degli armamenti e di disarmo 2022–2025. Con 191 Paesi membri, tra cui anche gli Stati militarmente nucleari (Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Stati Uniti), il TNP è il trattato più importante in questo ambito. Costituisce la pietra angolare del controllo degli armamenti nucleari e dell’architettura di sicurezza globale, che la Svizzera si impegna attivamente a rafforzare. Lo statuto di osservatrice nel quadro del TPNW consente inoltre alla Svizzera di assume il ruolo di mediatrice tra il TPNW e il TNP e di garantire la coesistenza costruttiva dei due trattati. Il nostro Paese si è battuto per il disarmo nucleare anche in seno al Consiglio di sicurezza dell’ONU e ritiene che l’obiettivo del disarmo possa essere concretizzato solo collaborando con gli Stati militarmente nucleari, e non opponendosi a questi.

La tradizione umanitaria della Svizzera non dipende dalla firma del TPNW, che è ben lontano dal godere di un sostegno globale e finora ha avuto un impatto limitato. La Svizzera continua a sottolineare le conseguenze umanitarie delle armi nucleari e condivide le preoccupazioni umanitarie nel disarmo nucleare, in particolare nel quadro del TNP. Ribadisce inoltre la propria posizione, quale valuta uso di armi nucleari incompatibile con i requisiti del diritto internazionale, e in particolare del diritto internazionale umanitario. Anche numerosi altri Paesi fortemente impegnati sul piano umanitario non fanno parte del TPNW. 

Cosa fa concretamente la Svizzera nel contesto della sua politica estera per promuovere il disarmo nucleare?

Indipendentemente dalla decisione di non aderire al TPNW, la Svizzera continua ad adoperarsi a favore del disarmo e di un mondo senza armi nucleari nell’ambito del TNP. Come stabilito nella Strategia di controllo degli armamenti e di disarmo 2022–2025, il disarmo nucleare è un settore d’intervento prioritario. La tradizione umanitaria del nostro Paese viene dunque portata avanti: la Svizzera promuove il riconoscimento e il sostegno delle persone toccate dalle conseguenze di esplosioni nucleari e attribuisce grande importanza all’assistenza alle vittime e al risanamento ambientale. Continua inoltre a impegnarsi per la riduzione dei rischi nucleari. La Svizzera rimarrà anche in futuro Stato osservatore del TPNW e parteciperà alle relative conferenze. Continuerà ad assumere un ruolo di mediatrice tra gli Stati militarmente nucleari e quelli non nucleari e collaborerà con tutti i Paesi per raggiungere l’obiettivo di un mondo senza armi nucleari. La Svizzera è inoltre un membro attivo dell’Iniziativa di Stoccolma, nell’ambito della quale sostiene l’elaborazione di piani di disarmo nucleare e la relativa verifica. Collabora anche strettamente con l’AIEA per rafforzare la sicurezza nucleare.

L’attuale situazione di sicurezza e le minacce nucleari in Europa non sottolineano la necessità di aderire a un trattato che vieti le armi nucleari?

I fatti del 24 febbraio 2022 e l’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina hanno segnato una svolta epocale soprattutto in Europa, dove da un giorno all’altro è tornato a imperversare un conflitto armato. Le questioni legate alla politica di sicurezza sono passate nuovamente in primo piano. Solo pochi anni fa non si sarebbe mai immaginato che l’Europa sarebbe di nuovo stata teatro di una guerra. Questa situazione ha rappresentato un punto di svolta anche per quanto riguarda il disarmo. La Svizzera si trova in un complesso contesto internazionale, caratterizzato da una crescente politica di potere e da numerose fratture geopolitiche. Tutti i segnali sembrano ora indicare che la tendenza non è più al disarmo, ma piuttosto al riarmo. Anche le armi nucleari sono tornate alla ribalta della politica mondiale. Se secondo la valutazione del 2018 l’obiettivo svizzero a lungo termine di un mondo senza armi nucleari era lontano, alla luce del contesto attuale lo è ancora di più.

Sebbene la Svizzera continui a impegnarsi per il disarmo nucleare e a perseguire l’obiettivo di un mondo privo di armi nucleari, nel contesto attuale non è realistico attendersi sviluppi significativi in questo senso.

La Svizzera è stata sottoposta a pressioni da parte delle potenze nucleari e della NATO?

La Svizzera ha deciso in modo indipendente e in seguito a un’attenta ponderazione. Le considerazioni effettuate si fondano però sulla realtà del panorama politico mondiale: è un dato di fatto che il TPNW non gode del sostegno di nessuno dei 32 Stati membri della NATO. Occorre anche tenere presenti le riflessioni sul rafforzamento della cooperazione con i nostri partner. Inoltre, un’adesione al TPNW non sarebbe in linea con gli sforzi della Svizzera volti a intensificare la collaborazione con i partner europei e transatlantici nelle questioni politiche e di sicurezza. Questa opinione è stata avvalorata anche dal Parlamento con l’adozione del postulato Dittli. La Svizzera deve tenere conto del fatto che sono i suoi partner principali e gli Stati occidentali – in particolare le potenze nucleari Stati Uniti, Francia e Regno Unito, oltre che l’UE – ad aiutare l’Ucraina a tenere testa all’aggressione russa, garantendo così anche la sicurezza del nostro Paese. 

La decisione di non aderire al TPNW non è contraria alla volontà del Parlamento?

Il Parlamento e il Consiglio federale hanno opinioni divergenti in merito. Per volontà del Parlamento, la possibilità di un’adesione è stata nuovamente esaminata. Dal punto di vista del Consiglio federale prevalgono però gli argomenti contrari. L’Esecutivo prende decisioni di questo tipo assumendosi la piena responsabilità della politica statale, motivo per cui ha incaricato l’Amministrazione federale di analizzare attentamente la questione. L’attuale contesto della politica di sicurezza è ben diverso rispetto al 2018 (mozione Sommaruga). Il Consiglio degli Stati ne ha tenuto conto e ha chiesto al Consiglio federale di esaminare le implicazioni legate alla politica estera e di sicurezza di un’adesione al TPNW alla luce della guerra in Ucraina (postulato Dittli). Nelle riflessioni sono confluite considerazioni legate ad aspetti umanitari, alla politica di pace e al diritto internazionale. In adempimento del postulato Dittli è stato stilato un rapporto. Attualmente le analisi di politica estera e di sicurezza suggeriscono che un’adesione al trattato non sarebbe opportuna. Anche il Consiglio federale non ha valutato necessario il proprio riposizionamento.

Qual è l’impatto dell’iniziativa popolare sull’adesione della Svizzera al TPNW, da poco annunciata?

Il DFAE prende nota dell’annuncio di una raccolta di firme e il Consiglio federale seguirà da vicino gli sviluppi sul piano della politica interna. L’aspetto positivo è che ciò offre l’occasione di coinvolgere la popolazione in una discussione obiettiva: un dibattito che inquadri i vari argomenti favorevoli e contrari nel contesto della politica di sicurezza e di pace rappresenta senz’altro un’opportunità.

Pur condividendo le preoccupazioni dei promotori per quanto riguarda i rischi delle armi nucleari e l’obiettivo di un mondo senza tali armamenti, il Consiglio federale ritiene che l’impatto limitato del TPNW e gli interessi di politica di sicurezza della Svizzera non giustifichino attualmente un’adesione al trattato. Se necessario o nel caso di un cambiamento significativo della situazione, l’Esecutivo si riserva tuttavia la possibilità di procedere a una nuova valutazione

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