«Abbiamo bisogno della solidarietà di tutti»

In un’intervista alla Weltwoche il consigliere federale Ignazio Cassis ripercorre l’anno che volge al termine. Mentre la crisi legata al coronavirus è tutt’altro che finita, Cassis rimarca le decisioni ponderate del Consiglio federale, la necessità di solidarietà globale e la forza del federalismo svizzero. Passa pure in rassegna le prossime tappe del dossier europeo e sottolinea l’importanza di una buona bussola per la politica estera svizzera.

Fotomontaggio con un’inquadratura di Ignazio Cassis e due fumetti con punti interrogativi e risposta, a raffigurare un’intervista.

In un’intervista rilasciata alla Weltwoche il consigliere federale Ignazio Cassis parla dell’attuale crisi legata alla COVID-19, del dossier europeo e della strategia di politica estera della Svizzera. © DFAE

La fine del 2020 è marcata da una situazione ancora in rapida evoluzione e dalla crisi legata alla COVID-19, che purtroppo non è ancora terminata. Intervistato dalla Weltwoche sui 12 mesi trascorsi, Ignazio Cassis descrive il 2020 come un anno «di grandi sofferenze», ma parla anche di speranza: «La fine dell’anno è un momento simbolico», afferma. «Chiudiamo una porta e ne apriamo un’altra».

La fine dell’anno è un momento simbolico. Chiudiamo una porta e ne apriamo un’altra.

«La realtà è la Svizzera»

Il Consiglio federale ha agito in preda al panico? Secondo Ignazio Cassis l’Esecutivo ha preso decisioni ben ponderate. La situazione relativa alla COVID-19 cambia ogni giorno. Il Consiglio federale persegue un unico obiettivo, ha ricordato Ignazio Cassis, vale a dire uscire da questa pandemia limitando il più possibile le conseguenze sul piano sanitario ed economico. Per Ignazio Cassis la solidarietà collettiva e globale è essenziale per combattere il virus. La Svizzera ha imparato dall’esperienza dei Paesi limitrofi, ma alla fine «il nostro Paese va per la propria strada. Siamo guidati dalla realtà. E la realtà è la Svizzera», spiega.

Alla domanda sul federalismo in tempi di crisi, il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) risponde che le misure adottate tengono conto di questa particolarità svizzera. «Il federalismo è intatto. La Svizzera, con le sue lingue e le sue culture, non avrebbe mai raggiunto la coesione di oggi senza l’autonomia dei Cantoni».

Il federalismo è intatto. La Svizzera, con le sue lingue e le sue culture, non avrebbe mai raggiunto la coesione di oggi senza l’autonomia dei Cantoni. Può esistere solo come Paese federalista.

Accordo istituzionale con l’UE e strategia di politica estera

Interpellato sul dossier europeo, il capo del DFAE sottolinea l’importanza di un accordo istituzionale. «Sarei soddisfatto se raggiungessimo un buon accordo che ci garantisse la nostra via bilaterale», afferma, sottolineando che la Svizzera guadagna un franco su due dalle esportazioni, di cui 60 centesimi grazie all’accesso al mercato dell’UE. «Probabilmente dovremo stringere la cinghia se un giorno dovessimo rinunciare all’accordo istituzionale». Poi, «la più grande menzogna è fingere che la nostra prosperità rimarrebbe invariata senza un accordo con l'UE». Riguardo alle prossime fasi dei negoziati, Ignazio Cassis aggiunge che ci vorrà tutto il tempo necessario e che la cosa più importante per la Svizzera è concludere un buon accordo.

L’intervista si chiude con alcune domande sui tre anni in veste di capo del DFAE. Per Ignazio Cassis la Strategia di politica estera 2020–2023 è un grande risultato. «Per la prima volta nella sua storia la Svizzera dispone di una strategia di politica estera che beneficia di un’ampia base. È la nuova bussola che la Confederazione deve seguire in tutte le sue attività di politica estera. Non ci saranno più improvvisazioni o decisioni basate su inclinazioni, preferenze o l’appartenenza a un partito. Ogni decisione di politica estera dovrà ispirarsi alla strategia», puntualizza in chiusura.

La più grande menzogna è fingere che la nostra prosperità rimarrebbe invariata senza un accordo con l'UE.
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