La Guardia Svizzera Pontificia, tra storia e nuovi progetti
Una nuova caserma per la Guardia Svizzera Pontificia: un progetto al quale la Svizzera ha deciso di destinare un sostegno finanziario per la sua realizzazione. Questo contributo si inserisce nel contesto del centenario delle relazioni diplomatiche tra Svizzera e Vaticano. Un’occasione ideale per scoprire di più sul progetto di rinnovamento e per affacciarsi alla realtà dell’esercito più piccolo del mondo, oltre che plurilingue.
Il giuramento della Guardia Svizzera si celebra ogni anno il 6 maggio, in ricordo delle guardie che hanno perso la vita difendendo il Papa nel 1527 durante il Sacco di Roma. © Keystone
Alla Guardia Svizzera Pontificia sono stati dedicati libri, esposizioni, documentari, persino un fumetto. Nota come l’esercito più piccolo del mondo, sulla sua storia tra passato e presente c’è molto da raccontare e scoprire. Da oltre 500 anni rappresenta un importante punto di collegamento tra Svizzera e Vaticano. Un progetto in corso, quello del rinnovo della caserma – che il Consiglio federale ha deciso di sostenere con un contributo di 5 milioni CHF – ci permette di ripercorrere alcune tappe storiche e dar voce a impressioni, plurilingui, delle nuove reclute.
Una nuova caserma adatta alle esigenze di un esercito che si rinnova
L’attuale caserma è composta da edifici che risalgono al XIX secolo e che necessitano di essere ristrutturati in quanto non soddisfano gli standard odierni, né in termini di alloggi e condizioni di vita, né in termini di sostenibilità ed ecologia. Inoltre, per volontà di Papa Francesco, è stato concesso l’aumento dell’effettivo del Corpo da 110 a 135 Guardie pontificie. «Il 2 ottobre 2020 è stato presentato a Papa Francesco un progetto per una nuova caserma, frutto del lavoro comune tra una Fondazione svizzera e i servizi competenti del Vaticano. Il progetto è stato in seguito sottoposto ufficialmente al Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, dal quale dipende gerarchicamente la Guardia Svizzera. Secondo la pianificazione stabilita, il cantiere verrà aperto nel 2023 e l’inaugurazione della nuova struttura è prevista per il 6 maggio 2027, in occasione della cerimonia che celebrerà l’anniversario dei 500 anni del Sacco di Roma» spiega Jean-Pierre Roth, Presidente della Fondazione per il Restauro della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia del Vaticano.
«Acriter et fideliter» – con coraggio e fedeltà
Gli adattamenti alla struttura già esistente ci permettono così di fare tappa nel passato delle Guardie svizzere, che da ben 514 anni proteggono il Pontefice e la sua residenza con il motto «Acriter et fideliter», ovvero con coraggio e fedeltà. Era infatti il 1506 quando si recarono in Vaticano 150 Svizzeri che ricevettero la benedizione di Papa Giulio II, il quale costituì ufficialmente la Guardia Svizzera Pontificia.
La futura costruzione della caserma, i cui lavori sono portati avanti da studi di architettura svizzeri, mette in risalto il passaggio sopraelevato, detto il Passetto, lungo circa 800 metri che collega il Palazzo Apostolico a Castel Sant’Angelo e permetteva al Papa di rifugiarsi dentro al Castello in caso di pericolo. Una data legata a questo passaggio è il 1527, quando Papa Clemente VII, durante il Sacco di Roma, lo percorse e per proteggerlo morirono 147 guardie svizzere.
Verrà inoltre rivalorizzato un tratto della Via Francigena, che dall’XI secolo collega Canterbury a Roma fino ad arrivare a Piazza San Pietro. Le prime Guardie Svizzere percorsero nel 1506 un tratto di questa via, di quasi 800 km, dalla vecchia Confederazione a Roma.
Un esercito dalle forti radici ancorate nel passato, ma che si rinnova. La nuova caserma infatti rispecchia anche il cambiamento di un esercito al passo con i tempi e che parla le lingue nazionali. Quest’anno infatti hanno prestato giuramento 38 neo-guardie, rappresentanti di tutte le regioni linguistiche del nostro Paese.
Servizio, vita comunitaria e plurilinguismo
Quando si parla di caserma si pensa subito a una caserma militare. Quella delle guardie svizzere non conterrà però grandi equipaggiamenti o veicoli militari, ma si adatterà piuttosto alle esigenze dei residenti. Papa Francesco ha infatti voluto che i membri potessero disporre di maggiore spazio per potersi trasferire con le proprie famiglie negli appartamenti appositamente adibiti. Attualmente molte famiglie sono tenute ad abitare fuori dal Quartiere per motivi di spazio.
È certamente un privilegio vivere nel Quartiere svizzero, all'interno del Vaticano. Un precedente cappellano del Corpo rivolse queste parole alla futura moglie di una guardia: sposare una Guardia svizzera significa accogliere anche il Corpo della Guardia Svizzera, con tutte le sue attività. Si riferiva infatti a tutto ciò che comporta il servizio e la vita comunitaria, che fanno parte della quotidianità delle guardie. Essendo sempre a disposizione per il servizio ordinario e straordinario, è frequente che il marito sia spesso assente e riesca a festeggiare Natale e Pasqua in famiglia solo a servizio concluso (la situazione è particolare quest’anno, dove le celebrazioni in Piazza San Pietro non possono avere luogo a causa della pandemia). «Con il nostro servizio ci assicuriamo che il Papa possa celebrare le funzioni in piena sicurezza e che il Popolo di Dio accorso lo possa vedere. E questo è molto gratificante. Le famiglie inoltre vivono in caserma e in comunità. Ci si incontra spesso nel Quartiere andando e tornando da scuola e festeggiamo le varie ricorrenze insieme alle Guardie attive. Penso per esempio alla festa di San Nicola, alla festa di Natale e quella delle missioni, come anche alle grigliate d'estate nel Cortile d'Onore. Mi auguro che il tutto possa riprendere presto e in piena sicurezza» racconta il Sergente Urs Breitenmoser.
Gli ordini militari all’interno della Guardia Svizzera Pontificia vengono dati in tedesco. «Ogni Guardia Svizzera porta però con sé, al suo ingresso nel Corpo, la propria lingua. Inoltre, è tenuta ad imparare la lingua italiana al più presto. Cerchiamo sempre di adattarci all’altro e cercare una lingua comune. E il dialogo con le persone da tutto il mondo accorse a Roma per incontrare il Papa è ogni giorno un grande arricchimento» continua il Sergente Breitenmoser. Ogni membro del Corpo rappresenta quindi con fierezza la propria regione linguistica. «E questo vale anche per le guardie di lingua romancia» – continua Breitenmoser – «che scelgono di prestare giuramento il 6 maggio nella quarta lingua nazionale».
Nonostante tante difficoltà legate alla pandemia da coronavirus sono molti i giovani svizzeri ad essere entrati nel Corpo. Il distacco da casa, una nuova esperienza all'estero, una nuova lingua e cultura: il cambiamento da affrontare è grande. «Molti di loro lasciano un piccolo paese in Svizzera per immergersi nella grande caput mundi. Al di là della nostalgia che alcuni possono vivere, si arricchiscono di un’esperienza di vita senza eguali al servizio del Papa e dopo due anni tornano a casa senz'altro più maturi, sicuri di sé e con una fede consolidata» conclude il sergente Breitenmoser.
Centenario della ripresa delle relazioni diplomatiche
Il 2020 segna il centenario della ripresa dei rapporti ufficiali tra la Confederazione e la Santa Sede, dopo un’interruzione tra il 1873 e il 1920 nel contesto del Kulturkampf. Durante questo periodo, tuttavia, la Guardia Svizzera Pontificia ha continuato ad adempiere il suo mandato di proteggere il Papa. Oltre alla Guardia Svizzera Pontificia, la promozione della pace nel mondo è un altro punto focale delle relazioni bilaterali tra la Svizzera e il Vaticano.