Problemi collettivi richiedono soluzioni collettive
Nel suo discorso di apertura della 46a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite il consigliere federale Ignazio Cassis sottolinea l’importanza dei diritti fondamentali, in particolare dei diritti umani, e invita i partecipanti a impegnarsi nell’ottica di una soluzione comune alle sfide globali. Inoltre, il Capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ribadisce che la Svizzera rifiuta categoricamente la pena di morte in tutto il mondo.
Nel suo discorso di apertura il consigliere federale Ignazio Cassis si rivolge in forma virtuale ai partecipanti alla 46a sessione del Consiglio dei diritti umani dell’ONU (immagine d’archivio, 24 novembre 2020). © Keystone
La Covid-19 ha stravolto la nostra quotidianità e ha posto la comunità internazionale davanti a sfide mai affrontate prima. Le minoranze e i gruppi vulnerabili della popolazione sono colpiti in modo particolare dalle ripercussioni della pandemia, non solo in termini di salute, ma anche di conseguenze sociali ed economiche. «In tutte le regioni del mondo stiamo vivendo un aumento della disuguaglianza e della discriminazione. I progressi che abbiamo raggiunto nell’ambito dell’Agenda 2030 sono in pericolo. Il lavoro necessario per correggere questi passi indietro e per fare avanzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile è immane», sottolinea Ignazio Cassis nel suo discorso di apertura in occasione della 46a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.
Trasferimento di conoscenze: informazioni accessibili e media liberi
La pandemia ha altresì evidenziato l’importanza della libertà individuale. Improvvisamente non è più stato possibile fare cose che avevamo dato per scontate per molto tempo: incontrare altra gente, lasciare il Paese, viaggiare. «La pandemia ha posto nuovamente al centro dell’interesse queste libertà fondamentali. Ovviamente lottiamo per la nostra libertà individuale, ma anche per il diritto alla vita, alla salute e all’istruzione», spiega il capo del DFAE.
Se vogliamo affrontare le sfide di oggi come società, è indispensabile in particolare il libero accesso a informazioni affidabili. Le giornaliste e i giornalisti devono essere in grado di svolgere il proprio lavoro senza aver paura di subire repressioni o temere per la propria vita. Le idee e le soluzioni devono poter circolare liberamente per potersi trasformare in misure sostenibili. «In questo contesto vorrei menzionare in particolare anche il grande impegno dell’Ufficio dell’Alta Commissaria per i diritti umani e del relatore speciale dell’ONU, che hanno fornito ai singoli Paesi informazioni utili per la lotta contro la Covid e, allo stesso tempo, si sono adoperati per la protezione dei diritti umani in questi tempi difficili», sottolinea Ignazio Cassis.
Futuro: multilateralismo inclusivo grazie a una società civile attiva
Nel suo discorso di apertura della 46a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite il consigliere federale evidenzia anche l’importanza di ogni singolo individuo. A lungo termine, un problema collettivo può essere risolto solo se ogni individuo contribuisce a una soluzione collettiva, e in questo senso le Nazioni Unite giocano un ruolo chiave. La Svizzera esprime soddisfazione per il fatto che le istituzioni dell’ONU sono state in grado di svolgere costantemente la loro attività anche e soprattutto durante una pandemia globale. Il Consiglio dei diritti umani, in particolare, ha dato prova di resilienza e capacità e ha reagito in fretta agli sviluppi attuali adeguando temporaneamente i suoi metodi di lavoro alle nuove condizioni. Questa flessibilità è essenziale nel contesto instabile e complesso di oggi.
La ricerca di soluzioni alle sfide globali non può essere delegata solo agli Stati e alle organizzazioni internazionali. Multilateralismo inclusivo significa che anche la società civile e il settore privato sono coinvolti nello sviluppo e nell’attuazione delle misure, poiché «sono parte della soluzione e contribuiscono al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile», afferma Ignazio Cassis.
Pena di morte: la prevenzione e una giustizia indipendente sono più efficaci della pena di morte
Il capo del DFAE si è rivolto ai partecipanti non solo nell’ambito dell’apertura della sessione del Consiglio dei diritti umani, ma anche in qualità di rappresentante dei Paesi che hanno posto in essere una risoluzione per l’abolizione della pena di morte, ossia Belgio, Benin, Costa Rica, Francia, Messico, Repubblica di Moldova, Mongolia e Svizzera. «I nostri Paesi rifiutano categoricamente la pena di morte in ogni parte del mondo e in qualsiasi circostanza», ribadisce Ignazio Cassis.
Lo scambio di opinioni tra i rappresentanti degli Stati membri dell’ONU ha confermato che la pena di morte non ha un effetto deterrente. «Pertanto, la pena di morte non è uno strumento efficace per combattere la criminalità, il terrorismo o l’estremismo violento», ribadisce Ignazio Cassis. I migliori deterrenti sono e rimangono la prevenzione e una giustizia indipendente.