«La COVID-19 ha reso ancora più precaria la situazione di molti migranti»

Secondo i dati dell’ONU, nel mondo ci sono circa 270 milioni di migranti. La loro situazione è spesso difficile, ma forniscono un importante contributo allo sviluppo sostenibile nei Paesi di provenienza e di destinazione. Questo è il messaggio della Giornata internazionale dei migranti che si celebra il 18 dicembre. Gli aspetti della politica migratoria giocano un ruolo anche nei progetti della Direzione dello sviluppo e della cooperazione del DFAE e questo legame viene rafforzato nella nuova strategia di cooperazione internazionale” afferma Simone Giger, responsabile del Programma globale Migrazione e Sviluppo della DSC.

17.12.2020
 Una giovane donna in una fabbrica sorride alla telecamera.

Il programma «Diaspora for Development», finanziato dalla DSC e attuato dal PNUS, offre opportunità di formazione ai giovani della Bosnia ed Erzegovina e apre loro la strada per entrare nel mondo del lavoro. © Sulejman Omerbasic

 Simone Giger
Da agosto 2018 Simone Giger è direttrice del Programma globale Migrazione e Sviluppo della DSC. Per lungo tempo lei stessa ha fatto parte della categoria dei migranti, poiché per la maggior parte dei sedici anni della sua carriera nella CI ha lavorato e vissuto all’estero, in diversi Paesi fortemente interessati dalla migrazione, segnatamente in Tagikistan, Uzbekistan, Bosnia e Erzegovina, e Moldavia. © S. Giger

Signora Giger, nel 2000 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 18 dicembre Giornata internazionale per i diritti dei migranti. Per quale motivo?

L’ONU ha introdotto la Giornata internazionale dei migranti, da un lato, per richiamare l’attenzione sulla situazione di bisogno e sulle difficili condizioni di vita dei migranti e, dall’altro lato, per riconoscere il loro importante contributo allo sviluppo sostenibile nei Paesi di provenienza e di destinazione. Il 18 dicembre 1990 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, la prima base giuridica vincolante per il trattamento e la protezione dei lavoratori migranti. Tuttavia ci sono voluti altri dieci anni prima che l’ONU proclamasse nel dicembre 2000 la prima Giornata internazionale dei migranti.

A chi si riferisce in concreto la Giornata internazionale dei migranti?

Non esiste una definizione della migrazione universalmente riconosciuta. Ma in questa giornata celebriamo tutti i migranti, siano essi persone che hanno lasciato il proprio Paese per motivi di lavoro o di studio o persone che sono dovute fuggire dalla loro patria a causa della situazione politica e di sicurezza. La crisi generata dalla COVID-19 ha reso ancora più precaria la situazione in cui si trovano molti migranti. A causa della chiusura delle frontiere e del «lockdown», migliaia di loro sono rimasti bloccati in Paesi di transito e di destinazione senza accesso alla sicurezza sociale e con carenza di mezzi per il vitto o l’alloggio. La giornata odierna è quindi anc

La crisi generata dalla COVID-19 ha reso ancora più precaria la situazione in cui si trovano molti migranti.

Per la Svizzera la lotta contro le cause dello sfollamento forzato e della migrazione irregolare è un obiettivo importante della cooperazione internazionale (CI) e la «migrazione» è uno dei quattro focus tematici della Strategia CI 2021–2024. Che cosa cambia per il lavoro della DSC?

Il focus tematico «migrazione» non cambierà in modo sostanziale il lavoro della DSC, che tiene già conto degli aspetti di politica migratoria in diversi progetti, garantendo pienamente il suo mandato volto a ridurre la povertà e a promuovere lo sviluppo sostenibile. In futuro esamineremo ancora più a fondo quali sono le interazioni esistenti tra il nostro lavoro in vari settori e la migrazione e in che modo possiamo coinvolgere sistematicamente migranti e sfollati nei nostri progetti. Ciò non è solo nell’interesse della politica migratoria estera della Svizzera, ma rispecchia anche il motto «non lasciare indietro nessuno», poiché i migranti e gli sfollatiappartengono spesso ai gruppi più vulnerabili e bisognosi di protezione.

In futuro esamineremo ancora più a fondo quali sono le interazioni esistenti tra il nostro lavoro in vari settori e la migrazione.

In che modo la nuova Strategia CI sostiene il trattamento di aspetti di politica migratoria?

Dal 2021 al 2024, in aggiunta ai progetti in corso rilevanti per la migrazione sono ora riservati ulteriori 60 milioni di franchi per progetti che possono reagire in modo flessibile alle opportunità di politica migratoria. Questi mezzi flessibili vengono impiegati in Paesi che pur non essendo Paesi prioritari della cooperazione svizzera allo sviluppo, si trovano comunque all’interno delle quattro regioni prioritarie della CI, ossia Nord Africa e Medio Oriente, Africa subsahariana, Asia (centrale, meridionale e Sud-Est asiatico) ed Europa dell’Est.

L’impiego di questi fondi è vincolato alla condizione che i governi dei relativi Paesi collaborino con la Svizzera nel settore della migrazione?

No. Anche con la nuova Strategia CI non deve essere introdotta alcuna «condizionalità negativa» tra la CI e la cooperazione nel settore della migrazione. Il Consiglio federale si è pronunciato chiaramente contro l’ipotesi di abbinare la CI alla disponibilità a cooperare dei governi stranieri nell’ambito della riammissione delle e dei migranti irregolari. Una tale «condizionalità» non è efficace e in molti casi sarebbe addirittura controproducente.

Il Consiglio federale si è pronunciato chiaramente contro l’ipotesi di abbinare la CI alla disponibilità a cooperare dei governi stranieri nell’ambito della riammissione delle e dei migranti irregolari.

Perché?

La minaccia di cessare o ridurre la CI in caso di scarsa disponibilità nell’ambito delle riammissioni potrebbe essere percepita come ingerenza nella sovranità nazionale e bloccare il dialogo. Ciò ridurrebbe inutilmente il margine di manovra politico della Svizzera, poiché non sarebbe più possibile utilizzare la CI come apriporta o come misura che contribuisce a creare fiducia. Inoltre, il mandato della CI è aiutare la popolazione che soffre a causa di crisi e povertà. Dopotutto la riammissione dei propri cittadini è un obbligo di diritto internazionale e se il rispetto di quest’obbligo viene indennizzato finanziariamente si creano effetti disincentivanti. Anche le esperienze accumulate da altri operatori e grandi donatori come l’Unione europea hanno dimostrato che una rigorosa condizionalità non produce gli effetti desiderati.

In che modo la DSC attua concretamente il legame strategico tra la CI e la politica migratoria?

L’attuazione avviene a tre livelli diversi.

A livello politico la migrazione viene nel frattempo tematizzata sistematicamente in occasione di consultazioni politiche con i Paesi di provenienza e i temi della CI sono presenti regolarmente nell’agenda dei dialoghi sulla migrazione.

A livello geografico, nell’ambito della cooperazione internazionale la Svizzera tiene sistematicamente conto della migrazione nei suoi programmi di cooperazione regionali o nazionali comprese le sue analisi del contesto.

L’attuazione tematica avviene a livello di progetto e comprende misure a breve, medio e lungo termine.

A breve termine

A breve termine gli sfollati e i profughi vengono sostenuti con misure di protezione e di soccorso nei Paesi di prima accoglienza, per esempio con la lotta alla violenza su donne e ragazze o garantendo l’accesso alla rappresentanza legale. La Svizzera sostiene inoltre le comunità colpite da conflitti con un migliore accesso ad abitazioni adeguate, acqua, impianti sanitari e igiene. Queste misure vengono realizzate prevalentemente tramite l’aiuto umanitario.

A medio termine

A medio termine la CI svizzera sostiene l’integrazione sociale ed economica degli sfollati e dei profughi nei Paesi di prima accoglienza; promuovendo così soluzioni sostenibili per gli sfollati e riducendo il rischio di movimenti secondari irregolari. In generale la DSC persegue un approccio inclusivo che comprende sia gli sfollati che le comunità ospitanti. L’Aiuto umanitario e la Cooperazione allo sviluppo sul lungo termine collaborano strettamente tra loro per assolvere questo compito.

A lungo termine

A lungo termine la CI Svizzera crea inoltre prospettive economiche, sociali e politiche e affronta le cause che sono alla base della migrazione irregolare e dello sfollamento forzato, per esempio sostenendo la partecipazione a processi politici, una migliore istruzione di base o l’accesso a servizi sanitari, offerte di formazione professionale e opportunità di lavoro.

Può illustrare con due esempi in che modo la Svizzera promuove la prevenzione, la protezione e l’integrazione dei migranti nei Paesi di origine nonché il miglioramento delle prospettive economiche e sociali sul posto?

Nel quadro delle misure di protezione e di soccorso, un progetto della DSC (aiuto umanitario) in Medio Oriente contribuisce a far sì che le nascite e i matrimoni dei profughi siriani in Giordania vengano registrati. In questo modo i profughi possono accedere a servizi nel campo dell’istruzione e della sanità nonché ottenere una migliore protezione contro i rischi di separazione delle famiglie, apolidia e sfruttamento.

Per quanto riguarda l’integrazione sul posto, nel campo profughi di Kaluma nel Nord del Kenia,ad esempio, vengono trasmesse ai giovani profughi e ai giovani keniani competenze tecniche, finanziarie, di scrittura e di lettura. In questo modo aumentano le loro possibilità di realizzare un proprio reddito e ridurre la loro dipendenza dagli aiuti umanitari.

Per quanto concerne le prospettive a lungo termine, la DSC si impegna nei Balcani occidentali ponendo l’accento sulla formazione professionale, il collocamento e la creazione di posti di lavoro. L’interazione è fondamentale, affinché nel mondo del lavoro i giovani possano trovare impieghi equi e duraturi. Dal 2007 oltre 200 000 giovani hanno avuto accesso a una formazione professionale e successivamente hanno trovato un impiego.

 

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