Munizioni a grappolo: perché sono così pericolose?
La Svizzera si batte fermamente per vietare le munizioni a grappolo. Queste armi, oggi ancora in uso, causano danni umanitari ingenti nelle zone colpite da conflitti armati. La Svizzera, insieme a un centinaio di altri Stati Parte della Convenzione sulle munizioni a grappolo, si impegna per contrastarne la proliferazione e per promuovere l’universalizzazione del trattato.
Numerose famiglie entrano nei campi minati in Iraq e altrove. Guardare attentamente il suolo è un riflesso di sopravvivenza. © Lasting Footprints
Le munizioni a grappolo causano immense catastrofi umanitarie. Nei contesti di conflitto armato queste armi, lanciate da velivoli o direttamente da terra, non fanno distinzione tra la popolazione civile e i combattenti. Il 94% delle vittime nei Paesi in cui sono in uso queste armi non è costituito da combattenti, bensì da uomini, donne ma soprattutto bambini, che non partecipano (e che probabilmente non hanno mai partecipato) alle ostilità. La popolazione civile è la più colpita non solo durante gli attacchi, ma spesso anche anni o addirittura decenni dopo il lancio delle submunizioni.
Si stima infatti che circa il 40% dei proiettili lanciati sui territori bersaglio non esplode istantaneamente al momento dell’impatto (come dovrebbe invece accadere perché così programmati). Ciò significa che questi ordigni diventano vere e proprie mine antipersona, estremamente pericolose soprattutto per i bambini, che a volte li confondono con giocattoli e sono incuriositi dai loro colori, dalle loro dimensioni e forme. Queste armi causano danni considerevoli: contaminano terreni e spazi vitali e mettono in grave pericolo un’ampia fascia della popolazione civile.
Nel 1992 è stata avviata la Campagna internazionale per la messa al bando delle mine (ICBL), nata in un contesto particolare: nei primi anni 1990 è sorto un movimento globale per il disarmo, il cui scopo era dare voce alle vittime e ai familiari e tradurre in emozioni la realtà quotidiana di chi è esposto ad armi che colpiscono indiscriminatamente. È da questo slancio che, meno di vent’anni dopo, è nata la Convenzione sulle munizioni a grappolo.
Svizzera attiva dal 2010
La Svizzera ha aderito alla Convenzione nel 2010 in virtù dei principi cui si ispira la sua politica estera, tra i quali la protezione della popolazione civile e il rispetto del diritto internazionale umanitario sono prioritari. Nel 2021 ne presiede la conferenza di revisione, occasione per promuoverne l’attuazione e l’universalizzazione.
La Confederazione finanzia inoltre attività di sminamento per un importo di 16-18 milioni CHF all’anno e fornisce assistenza alle vittime, con l’aiuto di diversi altri Stati. Alla fine del 2018 il nostro Paese ha adempiuto l’obbligo di distruggere le scorte di munizioni a grappolo in suo possesso, pari a 9'000 tonnellate.
Ginevra internazionale: un ruolo chiave
La Convenzione sulle munizioni a grappolo si è insediata a Ginevra fin dalla sua fondazione e ha contribuito a rafforzare la posizione della città come principale piattaforma globale del disarmo e a consolidare i legami tra la politica estera e la politica interna della Svizzera. La Ginevra internazionale, principale centro della governance globale, permette – non solo agli Stati, ma anche alle organizzazioni internazionali e alla società civile – di coordinare la loro azione contro le munizioni a grappolo. «Ginevra, con la sua rete, è uno spazio fondamentale per la promozione della Convenzione sulle munizioni a grappolo, perché non è solo la capitale del disarmo, ma anche del diritto internazionale umanitario» spiega Hector Guerra, direttore dell’ICBL.
Riconoscente per il ruolo di presidenza che la Svizzera ha accettato di assumersi in questo anno particolarmente difficile a causa della pandemia di COVID-19, Hector Guerra è felice anche di continuare il «dialogo onesto e costruttivo che l’ICBL porta avanti con la Confederazione».
Il piano d’azione di Losanna sostituirà quello di Dubrovnik per i prossimi cinque anni
La Convenzione conta sul sostegno di 110 Stati parte e 13 Stati firmatari che, insieme, concordano misure concrete di azione. I Paesi che decidono di ratificare la Convenzione si impegnano a proibire l’impiego, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio di tali armi nonché a fornire assistenza alle vittime.
Molte scorte di munizioni a grappolo sono già state smantellate e distrutte in tutto il mondo e ampie zone sono state accuratamente sminate. Queste azioni non sono però sufficienti: in molte parti del mondo, le armi in questione trovano ancora largo impiego.
Dalla conferenza di revisione in corso in Svizzera dovrebbe emergere un nuovo piano d’azione, che sostituirà quello di Dubrovnik e stabilirà i nuovi obiettivi e priorità nella lotta contro le munizioni a grappolo per i prossimi cinque anni. Il nuovo piano d’azione di Losanna alimenta quindi grandi aspettative. La Missione svizzera a Ginevra e la Divisione Pace e diritti umani espletano insieme le funzioni che incombono alla presidenza svizzera.