Dialogo ecumenico: un’opportunità per promuovere la pace e i diritti umani

Le organizzazioni e i rappresentanti religiosi svolgono spesso un ruolo cruciale nei processi di pace. In molti casi sono super partes e questo garantisce loro un canale di accesso alle parti in conflitto. Simon Geissbühler, capo della Divisione Pace e diritti umani del DFAE, ha condotto a Roma alcuni colloqui con rappresentanti del Vaticano, della comunità evangelica e di quella ebraica. Il dialogo ecumenico costituisce per il DFAE un’apprezzata piattaforma di pace.

Cinque rappresentanti di Chiese diverse, riconoscibili dalle loro vesti. Uno parla alla platea.

Nel Sudan del Sud le Chiese svolgono un ruolo importante nella risoluzione dei conflitti tra partiti politici e gruppi armati. La Svizzera le sostiene condividendo la propria esperienza nel campo della mediazione. © Consiglio delle Chiese del Sud Sudan (SSCC)

In un’epoca marcata da crescenti conflitti, la promozione della pace e dei diritti umani assume particolare importanza. Rappresenta al tempo stesso un mandato costituzionale e una priorità di politica estera della Confederazione. Grazie all’indipendenza, alla credibilità, alle conoscenze e alla discrezione che la caratterizzano, la Svizzera può apportare un valore aggiunto a diversi processi di pace nel mondo. Per riuscirci punta anche su partenariati con attori locali e internazionali.

In quest’ottica le organizzazioni e i rappresentanti religiosi svolgono spesso un ruolo cruciale. In molte situazioni sono considerati super partes e di frequente hanno un canale di accesso diretto alle parti in conflitto. Si tratta di partner preziosi nell’impegno della Confederazione a favore della pace e della sicurezza. Lo scorso novembre la Svizzera e il Vaticano hanno posto nuove basi alla loro cooperazione con una dichiarazione congiunta in favore della promozione della pace e dei diritti umani.

Uno degli obiettivi dei colloqui che l’ambasciatore Simon Geissbühler, capo della Divisione Pace e diritti umani (DPDU) del DFAE, ha condotto a Roma lo scorso febbraio con rappresentanti del Vaticano, della comunità evangelica e di quella ebraica è stato proprio il dialogo ecumenico in favore della pace e dei diritti umani, in particolare nei Paesi africani martoriati da conflitti: «Sono impressionato dalla grande professionalità di tutti gli interlocutori e dalla qualità dei lavori svolti in materia di politica della pace. Ciò dovrebbe consentirci di sfruttare ancora meglio, nel reciproco interesse, il potenziale di una cooperazione più stretta».

L’impegno della Svizzera a favore della pace e dei diritti umani

La Costituzione federale incarica esplicitamente la politica estera di adoperarsi per il rispetto dei diritti umani, di promuovere la democrazia e di assicurare la convivenza pacifica tra i popoli (art. 54 Cost.). Dal 2004 è in vigore la legge federale su misure di promozione civile della pace e di rafforzamento dei diritti dell’uomo. In seno al DFAE, la competenza della sua attuazione è affidata alla DPDU, tramite la quale la Svizzera cerca di riavvicinare le parti in conflitto e di promuovere occasioni di dialogo.

I programmi di politica della pace portati avanti in 20 Paesi prioritari mirano a prevenire il ricorso alla violenza, a evitare violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario e a favorire soluzioni pacifiche ai conflitti. La Svizzera offre i suoi buoni uffici e funge da mediatrice su richiesta delle parti coinvolte. Mette inoltre a disposizione esperte ed esperti per missioni politiche e di mantenimento della pace sotto l’egida dell’ONU e dell’OSCE.

Cooperazione della Svizzera con rappresentanti religiosi: l’esempio del Sudan del Sud

Le piattaforme ecumeniche sono attori importanti ai fini della prevenzione dei conflitti, della ricerca di soluzioni pacifiche e dell’allentamento delle tensioni politiche, sia a livello regionale sia in contesti nazionali o locali. Nel quadro delle sue attività di promozione della pace, la Svizzera sostiene in alcuni Paesi piattaforme religiose o intrareligiose.

Nel Sudan del Sud, per esempio, la Confederazione mette a disposizione del Consiglio delle Chiese del Sud Sudan (SSCC) le proprie competenze nel campo della mediazione. L’SSCC è un’associazione ecumenica che raggruppa le principali Chiese del Paese e si impegna per promuovere iniziative di dialogo e riconciliazione sia sul terreno sia ai massimi livelli politici.

Nel Sudan del Sud le Chiese svolgono oggi, come già prima dell’indipendenza dichiarata nel 2011, un ruolo importante nella risoluzione dei conflitti tra partiti politici e gruppi armati. 

Incontri a Roma per rafforzare il dialogo ecumenico in favore della pace

L’ambasciatore Simon Geissbühler, capo della Divisione Pace e diritti umani del DFAE, ha incontrato i rappresentanti religiosi in Vaticano.

Gli incontri dell’ambasciatore Simon Geissbühler con rappresentanti del Vaticano si sono focalizzati sull’attuazione della dichiarazione di intenti dell’8 novembre 2021 per la promozione della pace e la tutela dei diritti umani. L’obiettivo concreto dei colloqui era l’identificazione di possibili ambiti di cooperazione sia bilaterale, in specifici contesti in Africa, nel Medio Oriente e in America Latina, sia multilaterale, con particolare riferimento alla libertà di opinione, alla protezione delle minoranze e all’abolizione della pena di morte.

Nell’ottica del rafforzamento del dialogo ecumenico per la promozione della pace, l’ambasciatore Geissbühler ha inoltre incontrato rappresentanti della comunità evangelica e di quella ebraica.

L’importanza della memoria per la promozione della pace

In veste di rappresentante della Svizzera presso l’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), l’ambasciatore Simon Geissbühler ha inoltre avuto l’opportunità di incontrare alcuni esperti della Fondazione per la Shoah di Roma. Qualche tempo prima, in occasione della Giornata internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto, il presidente della Confederazione Ignazio Cassis aveva sottolineato l’importanza della memoria, rilevando che il solo modo possibile per evitare che simili atrocità si ripetano in futuro è comprendere come siano potute accadere.

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