Al mio arrivo in India, tre mesi fa, sono stata subito colpita dalla sua grande diversità, che si riflette nelle numerose lingue, religioni e tradizioni. Delhi è una città che lascia un’impressione profonda: i clacson delle auto per le strade di questa metropoli da 33 milioni di abitanti, capitale del Paese più popoloso del mondo, le mucche e le scimmie che attraversano improvvisamente le vie principali, le coppie di innamorati nei vari parchi cittadini che ricordano i tempi passati, gli odori, i colori, il rumore, i commercianti intenti a offrire le loro merci, e in mezzo a tutto questo una piccola biblioteca con qualche raro scritto religioso del cristianesimo e dell’islam, e in una stradina laterale un orologiaio di formazione svizzera che riporta in vita nella sua «clinica» qualsiasi orologio rotto. Qui il tempo sembra essersi fermato.
È stato il mio primo viaggio di servizio a Bangalore a portarmi «nel futuro». La terza città del Paese in ordine di grandezza, nota come la «Silicon Valley dell’India» è diventata un centro di istituti di ricerca, startup e imprese attive in settori quali l’industria aerospaziale, l’informatica e le biotecnologie. Qui un anno fa la Svizzera ha lanciato l’«Indo-Swiss Innovation Platform», che promuove iniziative nei campi della salute, della sostenibilità e della trasformazione digitale. Qui scienziate e scienziati lavorano sulle nuove tecnologie, e lo sviluppo è frenetico.
Vengo di nuovo catapultata nel presente quando l’indice di inquinamento dell’aria a Dehli sale a 1701 µg/m³, mentre i valori misurati a Berna scendono a 17. Grazie alla tecnologia svizzera sviluppata da IQ Air, sappiamo che la foschia non è nebbia... Ecco perché il clima è una priorità per la DSC. Il suo è un programma convincente, che ha ottenuto molti risultati e il cui esempio è seguito nei Paesi vicini: con l’EPFL e Holcim è stato sviluppato un tipo di cemento economico e a basse emissioni di carbonio (LC3); il «Clean Air Program», che forma i rappresentanti delle autorità in modo che possano prendere i necessari provvedimenti contro l’inquinamento atmosferico, è stato esteso ai vicini Bangladesh e Nepal; un sistema di rilevamento sull’Himalaya sta aiutando la Svizzera a capire meglio come si stanno sciogliendo i ghiacciai delle Alpi; e la formazione del corpo indiano di risposta in caso di catastrofi consentirà all’India di affrontare in modo efficace le conseguenze di simili eventi.
Infine, è giunto il momento di presentare le mie credenziali di prima ambasciatrice della Svizzera in India alla prima presidente indigena, proveniente da una remota comunità tribale. La cerimonia si svolge sotto lo sguardo impassibile dei lancieri ed è un grande onore, sottolineato ulteriormente dalla vastità del palazzo, che nonostante un busto di Ghandi e alcuni samosas vegetariani sa ancora tanto di impero.
La presidente parla dell’accordo di libero scambio tra i Paesi dell’AELS e l’India, firmato nel marzo scorso dopo 16 anni di negoziati. Quando sarà ratificato si aprirà un nuovo capitolo delle nostre relazioni bilaterali. Le priorità sono chiare: investimenti, innovazione e sostenibilità.
Hitachi Energy Zürich intende espandere la produzione, la ricerca in campo digitale e la promozione dei talenti, Zürich Airport International si è aggiudicata il contratto per la costruzione dell’aeroporto Noida a Delhi e l’impresa tecnologica svizzera Bühler amplierà le sue capacità produttive in campo alimentare. Le imprese svizzere sono molto interessate all’India.
Per i tanti attori della politica, dell’economia e del mondo accademico che ho incontrato in questi primi mesi, la cooperazione con l’India si è notevolmente intensificata: grazie al suo ruolo geopolitico come partner nell’Indo-Pacifico e al suo dinamismo economico, questa democrazia in rapida crescita sta diventando un’interlocutrice irrinunciabile per l’Europa.
Al contrario della Cina o della Russia, l’India è più una forza equilibratrice, che non mette in discussione l’ordine internazionale, ma che vuole rimanere fedele alla sua scelta di autonomia strategica sfruttando la rivalità sino-americana a supporto delle proprie ambizioni.
L’India è centrale, ma non dominante. Anche all’interno del gruppo dei BRICS ha un effetto stabilizzatore, e continua a guardare all’Occidente, benché con prudenza. Sul piano internazionale le sue «aspirazioni democratiche» sono state enfatizzate dall’esito delle elezioni parlamentari. L’India viene corteggiata da molte altre potenze ed è sicura che sia arrivato il suo momento. Chi non sale a bordo perderà l’occasione.
L’unica possibilità, per la Svizzera, di reagire alle sfide, e alle opportunità, rappresentate dall’India è sfruttare la sua rete: quattro dipartimenti (DFAE, DFF, DDPS, DEFR) e quattro partner (Svizzera Turismo, Switzerland Global Enterprise, Swissnex, Pro Helvetia) si muovono nella stessa direzione secondo il «ONE-Switzerland Spirit» e il motto biennale «Sustainability with a Plus» – sia nell’attuazione dell’accordo di libero scambio sia nel campo della cooperazione scientifica o in quello ambientale.
La fine dell’anno si avvicina e un breve giro nel centro visti svizzero più grande del mondo fa capire che il lavoro svolto qui è alla base di tutto. La Svizzera è una destinazione resa popolare già dai film di Bollywood degli anni Settanta, ambientati principalmente nell’Oberland bernese. Da zero visti emessi durante la pandemia di COVID, Delhi è passata, alla fine del 2023, a una produzione complessiva di 200 000 visti, con un ulteriore aumento del 10 per cento all’orizzonte. Tutto ciò genera entrate annue per 17 milioni di franchi: la diplomazia svizzera in India non costa nulla e in compenso porta denaro aggiuntivo ai contribuenti svizzeri.
Un’India, appunto, inaggirabile dal punto di vista geopolitico ed economico, stratificata e piena di sorprese.