03.09.2022

Discorso del Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, capo del Dipartimento federale degli affari esteri DFAE - fa stato la versione orale

Oratore: Cassis Ignazio; Capo del Dipartimento, Ignazio Cassis

Stimati membri del Consiglio di Stato del Cantone Ticino,

Onorevoli autorità di Arbedo-Castione,

Sehr geehrte Vertreterinnen und Vertreter der Bürgergemeinde Zug,

Mons. Vescovo Valerio Lazzeri,

Gentili Signore e Signori,

Eccoci qui a fare un salto nel passato lungo 600 anni. Un salto che facciamo tutti insieme. Perché al di là dei ruoli che assumiamo nel nostro quotidiano, a unirci qui ad Arbedo è quella fiamma di curiosità che sentiamo dentro di noi quando qualcuno ci invita a sfogliare le pagine della nostra storia. Perché sappiamo bene che la comprensione del nostro passato plasma il nostro avvenire. 

Come forse sapete la mia formazione è di tipo scientifico, ma la storia del nostro Paese ha sempre esercitato su di me un fascino particolare. Ancora più che dalla storia stessa, vengo rapito dalle parole di chi la sa abilmente raccontare: cronachisti, giornalisti, autori e autrici che ci aiutano a capire quello che è accaduto. Magari mischiando i fatti con le proprie interpretazioni - ma la storia dell’umanità è proprio questo, un mix tra la realtà e la percezione che ne abbiamo.

Riletture del passato

Un aspetto in particolare mi ha fatto sorridere nei racconti di questa battaglia tra le forze confederate e l’esercito del Ducato di Milano. Si dice, infatti, che nel Libro Bianco di Sarnen, risalente a una cinquantina di anni dopo la battaglia di Arbedo, la vittoria milanese sia diventata una vittoria confederata. Una rilettura piuttosto positiva della storia! In altre parole: le fake news non sono certo una novità dei nostri tempi…

Quasi 400 anni più tardi lo storico Theodor von Liebenau ripercorre le leggende che ruotano attorno alla battaglia di Arbedo: il numero di caduti è confuso, e sul campo di battaglia compaiono concittadini di Cantoni che non hanno mai partecipato!

Mi sembra che parlare di leggende sia molto più bello che parlare di fake news. Nelle leggende, fantasia e tradizione alterano la realtà. Si sforzano di renderla “esemplare”. Mi piace pensare che quello che accomuna tutte queste rivalutazioni dei fatti è la volontà di voler far parte di una storia che, nonostante la sconfitta, da lì a poco ci avrebbe avvicinati, noi Sud delle Alpi al Nord delle Alpi.

Lo storico Marino Viganò, in un’intervista al Corriere del Ticino, ci ha ricordato il perché della disfatta svizzera. Al di là dell’inferiorità numerica, delle armi poco adatte, mancavano obiettivi condivisi e la partecipazione di tutti i Confederati.

Cronache e leggende, più o meno verosimili, sembrano voler ricordare che il Sud delle Alpi è stato ambìto da tutti e difeso con l’aiuto di tutti. “C’ero anch’io!” sembrano gridarci dal passato svizzeri e svizzere.

La battaglia di Arbedo ci racconta dunque molto sul nostro Paese com’è oggi: definito dalla sua pluralità di culture e idee, ma anche dalla partecipazione di ogni cittadina e ogni cittadino alla costruzione della nostra storia. 

600 anni dopo: pluralità e coesione

Signore e Signori

negli anni abbiamo fatto più volte prova di coesione. Le montagne che all’epoca della battaglia di Arbedo rappresentavano un ostacolo oggi sono un punto di collegamento, tra la Svizzera italiana e il resto del Paese, e tra la Svizzera e il resto dell’Europa. Abbiamo saputo traforare il massiccio alpino e costruire gallerie da record.

In 600 anni di storia abbiamo sicuramente imparato che quando facciamo le cose insieme, possiamo eccellere. E non abbiamo smesso di vivere le nostre battaglie.

Dizionario alla mano, la parola “battaglia” oggi la intendiamo – per fortuna – nel suo senso figurato, ovvero “un contrasto vivace di opinioni diverse”. Non asteniamoci mai da questo vivace contrasto.

Difendiamo la pluralità di lingue, culture e opinioni che, ieri come oggi, caratterizza il nostro Paese. Ma che oggi, più di ieri, abbiamo imparato a vivere come un punto di forza.

Abbiamo alle nostre spalle mesi, anzi anni, difficili. Abbiamo affrontato insieme una pandemia e ancora dobbiamo essere vigili.

Abbiamo visto la guerra tornare sul territorio europeo.

Riscopriamo allora valori fondamentali come la libertà, la democrazia o la neutralità.

Una neutralità che si compone anche di solidarietà e cooperazione. Salvaguardiamo la nostra pluralità, continuando a farla vivere. Non servono armi per farlo. Qualche leggenda, invece, può essere utile!

Legami saldi tra nord e sud delle Alpi

Permettetemi di citare un mio illustre predecessore:

Mirasi, dipinta di rosso, la chiesa di San Paolo, dinanzi a cui riposano in tre tombe gli Svizzeri che in gran numero soccombettero pugnando co’ Lombardi del Carmagnola e del Pergola nella battaglia del 30 giugno 1422.”  

Nel 1840 Stefano Franscini ricorda così i caduti nella battaglia di Arbedo.

Oggi, care e cari partecipanti, abbiamo l’occasione di ricordare insieme centinaia di soldati di entrambi gli schieramenti che persero la vita durante lo scontro.

Abbiamo anche l’occasione di riscoprire antichi legami tra Zugo e Arbedo.

Heute, liebe Gäste, gedenken  wir  gemeinsam der Hunderten von Soldaten beider Seiten  die während der Schlacht ihr Leben verloren haben.

Es ist auch eine Gelegenheit, die alten Verbindungen zwischen Zug und Arbedo wieder zu entdecken.

L’edizione italiana del libro “Il nero Schumacher” di Spillmann, curata da Francesco Cerea e presentata poco fa, ci permette di accedere a importanti capitoli della nostra storia anche in italiano, e di rivivere leggende che uniscono nord e sud delle Alpi.

Guardiamo all’alfiere Kolin, il quale si sacrificò nella battaglia di Arbedo per salvare lo stendardo della sua città. Se la sconfitta di 600 anni fa ci porta ad accogliere qui, oggi, i rappresentanti della Bürgergemeinde Zug, allora direi che ne è valsa la pena!

Nehmen wir den Fähnrich Kolin, der sich in der Schlacht von Arbedo opferte, um den Banner seiner Stadt zu retten. Wenn wir der Niederlage vor 600 Jahren etwas Positives abgewinnen wollen, dann ist es wohl, dass wir heute die Vertreterinnen und Vertreter der Bürgergemeinde Zug hier begrüssen dürfen!

Eccola, dunque, la vittoria narrata dal libro di Sarnen: la sconfitta ad Arbedo ha rappresentato uno dei tanti passi verso la coesione nazionale, prima ancorata in miti e leggende e oggi vissuta nel quotidiano.

Un quotidiano fatto anche di aggregazioni lunghe 200 anni, come quella di successo tra Arbedo e Castione.

Vi ringrazio per avermi invitato a sfogliare le pagine della nostra storia e mi permetto di rivolgervi a mia volta un invito.

Di recente nel mio Dipartimento abbiamo lanciato il progetto “Diplomazia attraverso i secoli”. Si tratta di una ricerca di immagini lungo quasi 175 anni di diplomazia svizzera.

Invito dunque tutti voi a scoprire questo progetto affascinante e a contribuirvi, qualora aveste pitture o immagini raffiguranti la diplomazia di quei tempi!

E soprattutto auguro a tutte e tutti voi delle belle giornate di festa!

Ich wünsche Ihnen allen ein schönes Jubiläum!

Grazie per l’attenzione!


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Ultima modifica 06.01.2023

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