26.04.2018

Lugano, 26.04.2018 - Allocuzione del Consigliere federale Ignazio Cassis in occasione dell'inaugurazione del «Giardino dei Giusti» - Fa stato la versione orale

Oratore: Capo del Dipartimento, Ignazio Cassis

Sua Eccellenza Marco Del Panta,
Onorevole Presidente del Governo Claudio Zali,
Onorevole sindaco Marco Borradori,
Signor Presidente della Fondazione Spitzer Moreno Bernasconi,
Signor Presidente della Fondazione Gariwo Gabriele Nissim
Gentili Signore ed egregi Signori,
Cari amici,

Questa è sicuramente una situazione insolita: non capita tutti i giorni che un ministro degli Esteri inauguri un giardino; nemmeno se il ministro, come il giardino, è ticinese.

Ma oggi siamo riuniti in un luogo e in un momento particolari.

Il Giardino dei Giusti è stato creato per commemorare personalità esemplari come Guido Rivoir, Francesco Alberti, Carlo Sommaruga e la moglie Anna Maria Valagussa.

Queste persone si sono impegnate nella lotta contro l’intolleranza, la discriminazione e la persecuzione. In questi ultimi mesi la città di Lugano ha reso loro il dovuto omaggio. Ognuno di loro aveva un rapporto profondo con il Ticino e ognuno di loro, a modo suo, ha dato prova di grande coraggio in un periodo storico in cui i diritti umani e il rispetto del prossimo venivano negati.

La loro umanità costituisce, in un certo senso, il substrato di questo giardino, il terreno fertile che fa fiorire le piante che vi crescono. Il giardino rappresenta così una memoria viva rispetto all’immobilità di un monumento.

Il giardino è uno spazio di cui prendersi cura, un luogo d’incontro e meditazione. È un simbolo magnifico del legame tra il presente e le belle azioni del passato.

Un simile legame simbolico è stato creato anche in seno al Dipartimento che ho il privilegio di dirigere. In passato alcuni nostri collaboratori hanno dato prova dello stesso coraggio e della stessa umanità dimostrati dai personaggi onorati qui oggi. Mi riferisco in particolare a Carl Lutz, vice-console svizzero a Budapest tra il 1942 e la fine della seconda guerra mondiale. Con la sua squadra aiutò per mesi migliaia di ebrei innocenti a fuggire dalla morte programmata.

Lo scorso 12 febbraio, 43 anni dopo la sua morte, ho avuto l’onore di inaugurare una sala di Palazzo federale, a lui dedicata dalla presidenza svizzera dell’International Holocaust Remembrance Alliance.

Sull’insegna commemorativa si legge: «A toutes les collaboratrices et tous les collaborateurs du Département qui, comme Carl Lutz, Harald Feller, Gertrud Lutz-Fankhauser, Ernst Vonrufs et Peter Zürcher en 1944-1945 à Budapest, ont fait preuve d’une grande humanité qui doit nous inspirer».

Oggi la principale sala riunioni del Dipartimento federale degli affari esteri si chiama quindi “Sala Carl Lutz”. Tutti gli utilizzatori vedono il messaggio che vi ho letto e, anche solo per un attimo, riflettono a queste gesta. Proprio come questo giardino, la sala serve a curare la memoria e a fare rivivere quello spirito.

Signore e signori

ci troviamo riuniti in questo luogo particolare, che funge da trait d’union tra il passato e il presente, in un momento altrettanto particolare.

Il 2018 è infatti l’anno in cui la presidenza dell’International Holocaust Remembrance Alliance passa dalla Svizzera all’Italia. Ma è anche l’anno che segna l’80° anniversario della promulgazione delle leggi razziali fasciste. La presidenza italiana dell’IHRA organizzerà tra un mese una conferenza internazionale proprio su questo tema.

Guido Rivoir, Carlo Sommaruga, Anna Maria Valagussa e Francesco Alberti si sono battuti per attenuare gli effetti di queste leggi fasciste. Il giardino che celebra il loro impegno si apre sul lago di Lugano, frontiera e al contempo luogo di scambio con l’Italia: «Lugano lago aperto, Lugano città aperta», possiamo dire parafrasando Rossellini. Ma anche «Ticino, Cantone aperto», se pensiamo che il nostro Cantone accolse migliaia di Italiani fuggiti dall’occupazione tedesca nel 1943.

Talvolta mi chiedo: a che serve in fondo ricordare? È davvero possibile stabilire legami tra il passato e il presente? Il 2018 non è il 1938 e sarebbe illusorio credere di poter semplicemente ricopiare le formule del passato. Vero.

Tuttavia non posso immaginarmi un impegno politico o privato trascurando il passato, senza cioè avere consapevolezza degli effetti nefasti di certe politiche. Historia magistra vitae - dice Cicerone.

Su un monumento nel campo di concentramento di Dachau ho trovato una frase incisa in trenta lingue: “Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”.

Ovviamente oggi nessuno deve ripetere ciò che ha fatto Guido Rivoir per i rifugiati cileni o Carl Lutz per gli ebrei di Budapest. Ma tutti possiamo impegnarci per il rispetto dell’altro, denunciando le discriminazioni del nostro tempo.

50 anni fa fu assassinato il premio Nobel per la pace Martin Luther King. Aveva detto: “In questa generazione ci pentiremo non solo per le parole e per le azioni delle persone cattive, ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone”.

Le nuove generazioni sono le più esposte al pericolo dell’oblio. È perciò fondamentale richiamare alla loro memoria gli orrori affrontati da Federica Spitzer e altri sopravvissuti all’Olocausto.

Un plauso quindi al Municipio di Lugano, che nel 2016 le ha dedicato una via a Breganzona: “Via Federica Spitzer, Testimone dell’Olocausto, 1911-2002”.

Durante la presidenza dell’International Holocaust Remembrance Alliance, la Svizzera ha dato priorità all’istruzione dei giovani e il DFAE ha promosso numerosi progetti in tal senso.

Partecipo perciò con grande piacere questa sera alla consegna del premio istituito dalla Fondazione Federica Spitzer, andato ai progetti «L’innocenza violata» e «Diamogli voce», presentati dal Centro professionale sociosanitario di Giubiasco-Canobbio e dalle Scuole medie di Breganzona.

Signore e Signori, cari amici,

l’esempio delle personalità ricordate nel Giardino dei Giusti ispirerà le mie azioni quotidiane, come persona e come Capo del DFAE.

GRAZIE per avermi dato l’occasione di esprimermi. GRAZIE per la vostra attenzione!


Indirizzo per domande:

Informazione DFAE
Palazzo federale ovest
CH-3003 Berna
Tel.: +41 58 462 31 53
Fax: +41 58 464 90 47
E-Mail: info@eda.admin.ch


Editore

Dipartimento federale degli affari esteri


Ultima modifica 06.01.2023

Comunicazione DFAE

Palazzo federale Ovest
3003 Berna

Telefono (solo per i media):
+41 58 460 55 55

Telefono (per tutte le altre richieste):
+41 58 462 31 53

Inizio pagina