Il Messaggio 2013-2016 in domande
Perché è stato emesso un solo messaggio e non quattro come in passato ?
La DSC e la SECO, gli attori principali della cooperazione svizzera, hanno deciso di presentare i diversi strumenti di cooperazione internazionale nel quadro di un unico messaggio. Questa procedura permette di concretizzare un impegno più efficace e un migliore coordinamento dei mezzi e risponde altresì alla richiesta del Consiglio federale di far coincidere il programma di legislatura 2012-2015 con il periodo coperto dai quattro crediti qua-dro per la cooperazione allo sviluppo, segnatamente aiuto umanitario, cooperazione con il Sud, cooperazione economica e cooperazione con l’Europa dell’Est.
Quali sono gli elementi di novità del messaggio 2013-2016?
Il messaggio 2013-2016 riunisce per la prima volta i quattro crediti quadro riguardanti la cooperazione allo sviluppo: aiuto umanitario, cooperazione con il Sud, cooperazione economica e cooperazione con l’Europa dell’Est. Questa procedura permette di concretizzare un miglior coordinamento dei mezzi e degli interventi nonché un impegno più efficace.
Un’altra novità consiste nel fatto che la Svizzera vuole intensificare il suo impegno in due direzioni:
1° I contesti fragili.Sono considerati fragili gli Stati che, ad esempio, non sono in grado di fornire alla popola-zione i servizi indispensabili allo sviluppo, la sicurezza o il rispetto dei diritti dell’uomo. La Svizzera vuole incre-mentare il suo impegno in questi Stati, perché è proprio qui che i progressi in termini di sviluppo si sono finora rivelati i più modesti e che le popolazioni vivono nella massima indigenza.
2° Le sfide globali. Il cambiamento climatico, l’insicurezza alimentare, la penuria d’acqua, la mancanza di accesso ai servizi sanitari, i flussi migratori nonché l’instabilità economica e finanziaria compromettono in particolare le possibilità di sviluppo dei Paesi poveri. In questi ambiti la Svizzera elabora soluzioni innovatrici attraverso sei programmi globali ed è quindi in grado di esercitare un’influenza mirata sulla politica internazionale e di partecipare alla negoziazione di norme universali.
La Svizzera accrescerà così notevolmente i suoi sforzi volti a migliorare la coerenza politica per lo sviluppo e più in generale l’efficacia della sua cooperazione.
Video: L'importanza del cambiamento climatico sulla cooperazione allo sviluppo
Esiste una condizionalità tra la cooperazione allo sviluppo e la politica della migrazione?
In linea di massima il Consiglio federale è favorevole a una correlazione tra l'impegno della politica di sviluppo e gli interessi della politica migratoria nella misura in cui ciò è opportuno e possibile. Attualmente si sta esaminando se e come la politica dello sviluppo e la politica economica possono tener conto degli interessi della politica migratoria e come quest'impegno può essere correlato ai progressi ottenuti nella cooperazione migratoria nell’ottica di un equo bilanciamento degli interessi. L'accento è posto in particolare sulla riammissione e la lotta alla migrazione irregolare.
Miglioramento della gestione dei rimpatri
Correlazioni di questo tipo sono una realtà ad esempio nei partenariati in materia di migrazione: con un approccio globale si tiene conto della gestione dei flussi migratori (ad es. attraverso la riammissione) oltre che delle loro cause e vengono creati incentivi positivi per il Paese partner. Un'importante priorità per la Svizzera è il miglioramento della gestione dei rimpatri, sia a livello di cooperazione operativa, sia sotto forma di accordi bilaterali di riammissione. Tale priorità è integrata in un unico pacchetto negoziale insieme ad altre componenti quali la cooperazione economica, l'aiuto al rientro, i programmi di formazione, la creazione nel Paese d'origine di strutture e di competenze per la gestione migratoria, l'aiuto nella lotta alla tratta di esseri umani così come la protezione dei rifugiati e dei migranti di transito nella regione d’origine (strategia «Protezione nella regione»).
Combattere le cause del fenomeno migratorio
Vi sono situazioni in cui è possibile, come ultima ratio ed entro i limiti del diritto, ridurre o sospendere l'aiuto allo sviluppo. Questa decisione incombe al Consiglio federale nell'ambito delle sue competenze. Imporre una condizionalità generalizzata, rigorosa e negativa, ossia vincolare senza eccezioni l'aiuto allo sviluppo alla disponibilità di un Paese di collaborare in materia di politica migratoria, non è una soluzione praticabile. È anzi controproducente e contrario agli interessi della Svizzera: la sospensione degli aiuti non permette infatti di combattere le cause del fenomeno migratorio (ad es. la povertà).
Del resto, non è nemmeno un mezzo di pressione efficace, in quanto la Svizzera non è un Paese donatore sufficientemente importante. Inoltre, tale misura colpirebbe piuttosto la popolazione bisognosa anziché i governi che non collaborano, incrementando ulteriormente la pressione migratoria. Infine, c'è il rischio che la condizionalità negativa pregiudichi fortemente la disponibilità a collaborare del Paese d'origine. Questo bloccherebbe di fatto completamente i negoziati volti alla conclusione di accordi di riammissione e l'esecuzione delle misure di allontanamento.
Quale sarà l'aumento dell'aiuto allo sviluppo della Confederazione per il periodo 2013-2016?
Secondo il Messaggio 2013-2016, il credito quadro globale dedicato all’aiuto allo sviluppo (DSC + SECO) per il periodo 2013-2016 ammonta a 11,35 miliardi di franchi. Tra il 2012 e il 2016, le spese dell'aiuto allo sviluppo (DSC + SECO) aumenteranno del 9,2 per cento all'anno raggiungendo 2,671 miliardi di franchi nel 2016.
Il messaggio 2013-2016 si basa sulla dichiarazione del Parlamento del 28 febbraio 2011 di aumentare l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) allo 0,5 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) entro il 2015 (2011: 0,46%). Il budget definito per il periodo 2013-2016 deriva quindi dal mandato conferito dal Parlamento. Ricordiamo che uno degli Obiettivi del Millennio, definito dalla comunità internazionale, è di aumentare l’aiuto allo sviluppo portandolo allo 0,7% dell’RNL entro il 2015.
Perché investire in Stati fragili? Le possibilità di successo dei progetti di sviluppo non sono troppo scarse?
La Svizzera vuole aumentare il suo impegno negli Stati cosiddetti fragili perché è proprio in questi Paesi che i progressi in termini di sviluppo si sono finora rivelati i più modesti e che le popolazioni vivono nella massima indigenza. Un terzo delle popolazioni povere e metà dei bambini che muoiono prima del compimento dei cinque anni provengono da Paesi fragili. Secondo l’OCSE, 48 Paesi non raggiungeranno gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM) a causa di situazioni di conflitto e della precarietà del loro Stato di diritto.
La Svizzera, in qualità di Paese neutrale e senza passato coloniale, ha tutte le carte in regola per operare con efficacia in queste regioni. In contesti così difficili, la stretta collaborazione fra il nostro Paese e le organizzazioni multilaterali risulta particolarmente importante.
Video (fr/de): Le quotidien d’un coordinateur de la DDC dans le Sud-Soudan
La somma investita sembra molto cospicua. Occorre veramente tanto denaro?
Nel 2010 l’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) è stato pari allo 0,41 per cento del prodotto interno lordo (PIL) della Svizzera. Nel 2011 il Parlamento ha accettato di aumentare questo importo fino a raggiungere lo 0,5 per cento del PIL portandolo sulla media dei Paesi dell’OCSE.
La cooperazione allo sviluppo della Svizzera si basa sul principio della solidarietà e sulla difesa dei propri interessi. Le sfide impellenti che si presentano sullo scacchiere internazionale potranno essere affrontate solo attraverso una stretta collaborazione fra le nazioni. Un mondo meno povero, con minori disparità e meno conflitti è un mondo migliore, anche per l’economia e la sicurezza del nostro Paese.
Come è suddiviso il budget previsto?
Quali sono gli obiettivi strategici del messaggio?
La Svizzera si impegna per raggiungere cinque obiettivi:
1. prevenire e gestire crisi, conflitti e catastrofi
2. rendere possibile a tutti l’accesso alle risorse e ai servizi
3. promuovere una crescita economica sostenibile
4. sostenere la transizione verso sistemi democratici basati sull’economia di mercato
5. essere artefici di una mondializzazione che favorisca lo sviluppo, preservi l’ambiente e rispetti la società
La Svizzera si impegna in favore della cooperazione allo sviluppo da oltre 50 anni e la povertà nel mondo non è ancora stata debellata. Perché continuare?
A fronte del costante aumento della popolazione mondiale, il numero di persone che vivono nella povertà estrema (con meno di 1,25 US $ al giorno) è diminuito a livello mondiale di 600 milioni di unità, passando dal 42 per cento del 1990 al 21 per cento del 2008.
Fra il 1990 e il 2007 la mortalità infantile nei Paesi in sviluppo è stata ridotta di oltre un quarto e fra il 1999 e il 2009 la percentuale di bambini che frequenta la scuola elementare in Africa è aumentata dal 58 al 74 per cento.
Questi progressi sono innanzitutto frutto degli sforzi profusi dagli stessi Paesi poveri, ma anche la cooperazione ha fornito il suo contributo. Vi sono poi altre politiche, ad esempio in ambito climatico, finanziario e fiscale, che esercitano un’influenza determinante sullo sviluppo.Video: Making development work better (OCDE)
Quali sono le 13 organizzazioni multilaterali sostenute dalla Svizzera?
1. Agenzia internazionale per lo sviluppo (IDA)
2. Fondo asiatico di sviluppo (ADF)
3. Fondo di sviluppo africano (AfDF)
4. Fondo per le operazioni speciali (FSO) presso la Banca interamericana di sviluppo (IDB)
5. Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PNUS)
6. Fondo per l’infanzia (UNICEF)
7. Fondo per le attività in materia di popolazione (FNUAP)
8. Programma sull’HIV/AIDS (UNAIDS)
9. ONU donne
10. Organizzazione mondiale della sanità (OMS)
11. Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD)
12. Gruppo Consultivo per la Ricerca Agraria Internazionale (CGIAR)
13. Fondo globale per la lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria (GFATM)
Oltre alla focalizzazione su queste tredici organizzazioni multilaterali, sono possibili collaborazioni puntuali con altri importanti partner multilaterali, come ad esempio la Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO).
Perché finanziare le istituzioni multilaterali? L’aiuto tramite progetti bilaterali non è molto più di-retto ed efficace?
La Svizzera punta sulla complementarietà dei suoi strumenti, ossia i progetti bilaterali e l’appoggio di 13 organizzazioni multilaterali (istituzioni finanziarie internazionali, organizzazioni delle Nazioni Unite, fondi e reti mondiali).
Le istituzioni multilaterali sono un complemento necessario alla cooperazione bilaterale per fare fronte alla crescente importanza delle sfide globali. Queste organizzazioni vantano una dimensione critica, un know-how riconosciuto a livello mondiale e vantaggi innegabili in termini di coordinamento e applicazione delle misure internazionali. Oggi la Svizzera è rappresentata in seno alle principali banche e organizzazioni multilaterali per lo sviluppo, collabora attivamente alle decisioni prese negli organi preposti e partecipa alla formulazione di standard globali.
La Svizzera sostiene ad esempio il Fondo mondiale per la lotto contro l’aids, la tubercolosi e la malaria con un contributo annuo di 8 milioni di franchi. Grazie ai programmi del Fondo, nel 2009 si sono registrate 2,5 milioni di persone che hanno potuto accedere a farmaci antivirali e 105 milioni di persone che hanno ricevuto consigli e sono state sottoposte a testi HIV, mentre 4,5 milioni di orfani hanno beneficiato di un sostegno medico e psicosociale.
Perché promuovere iniziative in così tanti Paesi e come sono stati selezionati?
La Svizzera concentra il suo lavoro in 10 Paesi e regioni poveri prioritari relativamente stabili: Benin, Burkina Faso, Mali, Mozambico, Tanzania, Bangladesh, Mongolia, Bolivia, Cuba e America centrale. La scelta è stata effettuata in base a più criteri, fra i quali l’urgenza dei bisogni, il potenziale di sviluppo e il valore aggiunto che la Svizzera può apportare. Serbatoio d’acqua dell’Europa, la Svizzera può ad esempio fornire un contributo significativo ai Paesi toccati da problemi connessi con l’acqua e la sua depurazione. Lo stesso vale per il clima o la sicurezza alimentare, ambiti che vedono primeggiare gli istituti di ricerca svizzeri.
Parallelamente, la Svizzera potenzierà il suo impegno nei Paesi e nelle regioni cosiddetti fragili, perché è pro-prio qui che i progressi in termini di sviluppo si sono finora rivelati i più modesti e che le popolazioni vivono nella massima indigenza.
Infine, dato che le sfide globali non si fermano alle frontiere, la Svizzera può intervenire in modo mirato per sostenere le innovazioni che contribuiranno a meglio gestire queste sfide a livello mondiale.
Con la corruzione dilagante nei Paesi in sviluppo, come assicurarsi che il contributo della Svizzera vada effettivamente ad aiutare i più poveri?
La Svizzera è consapevole dei rischi legati alla corruzione e con i suoi partner si impegna in favore di riforme di governance che mirino a una maggiore trasparenza ed efficacia dell’apparato statale, producendo l’effetto indiretto, ma durevole, di diminuire il livello di corruzione.
Nelle sue regioni prioritarie la Svizzera collabora con attori statali e non statali che fungono reciprocamente da meccanismi di controllo esterni. A livello multilaterale essa sostiene programmi di lotta alla corruzione e af-fronta attivamente questa piaga nel quadro dei suoi programmi e nell’ambito delle attività istituzionali.
Nel 1998 la DSC ha peraltro adottato direttive per la lotta contro la corruzione.
Cosa si intende per programmi globali e quali sono?
I programmi globali si concentrano sulla promozione di soluzioni innovatrici per affrontare le grandi sfide globali quali il cambiamento climatico, l’insicurezza alimentare, la penuria di acqua, la mancanza di accesso ai servizi sanitari, i flussi migratori o l’instabilità economica e fondano la loro azione su tre pilastri: un lavoro mirato sul terreno, un dialogo politico multilaterale e una buona gestione delle conoscenze. Non sono vincolati geograficamente e vengono messi in atto nelle regioni sulle quali hanno un impatto più forte.
Il messaggio 2013-2016 elenca 6 programmi globali:
1. cambiamento climatico
2. acqua
3. sicurezza alimentare
4. salute
5. migrazione
6. finanze e commercio
Anche in Svizzera vivono comunque abbastanza poveri, perché non aiutare prima loro?
Il benessere e le difficoltà della popolazione svizzera sono al centro dell’attenzione della Confederazione. Nel 2009, di fatto, essa ha destinato il 35 per cento delle sue spese alla sicurezza sociale e alla formazione in Svizzera.
In un mondo sempre più globalizzato sarebbe peraltro sbagliato credere che le sfide della Svizzera si arreste-rebbero alle frontiere. I problemi globali, come il cambiamento climatico, le migrazioni o i conflitti armati si ripercuotono sia sul mondo sia sulla Svizzera, che guadagna oltre la metà del suo PIL all’estero. Di conseguenza, investire nella soluzione di questi problemi globali rientra anche nell’interesse del popolo svizzero.
Quali vantaggi ricavano la Svizzera e la sua economia dalla cooperazione allo sviluppo?
L’economia svizzera è molto orientata verso l’esportazione. Un mondo meno povero, con minori disparità e meno conflitti è un mondo migliore, anche per la sicurezza e l’economia del nostro Paese. Aspirare a un mondo nel quale i beni pubblici universali quali l’acqua, la salute o la sicurezza alimentare siano presenti in misura sufficiente, rientra pertanto nell’interesse superiore del nostro Paese.
Una cooperazione internazionale di successo contribuisce alla nostra sicurezza interna e all’ordine politico internazionale. Essa appoggia pure una crescita economica sostenibile, favorisce le migrazioni internazionali ordinate e promuove gli scambi culturali.
Infine, l’immagine della Svizzera nel mondo trae beneficio anche dal suo impegno sul piano internazionale, facilitando gli scambi politici ed economici .
Ma la piccola Svizzera può veramente risolvere problemi globali come la povertà, il cambiamento climatico o la sicurezza alimentare?
Certamente, però non da sola. Esistono comunque ambiti in cui la Svizzera è al vertice e dove è in grado di apportare un valore aggiunto concreto. Serbatoio d’acqua dell’Europa, la Svizzera può ad esempio fornire un know-how significativo ai Paesi con un accesso deficitario all’acqua e alla sua depurazione. Lo stesso vale per l’efficienza energetica o la promozione della pace, ambiti che vedono primeggiare gli istituti di ricerca svizzeri.
La Svizzera contribuisce a risolvere i problemi globali operando con i governi e gli attori locali attivi sul terreno. A livello internazionale la Svizzera collabora con 13 organizzazioni multilaterali come il PNUS o la Banca mon-diale. La nostra partecipazione ai loro organi decisionali ci permette di esercitare una forte influenza su progetti di ampia portata e di impatto decisamente forte.