La collaboratrice locale dell’Ambasciata svizzera, secondo quanto riferito dalla stessa interessata, è stata trattenuta a Colombo il 25 novembre 2019, contro la sua volontà, per estorcerle informazioni interne dell’Ambasciata. Durante il procedimento, la collaboratrice – in quanto vittima – e l’Ambasciata svizzera hanno collaborato pienamente con le autorità dello Sri Lanka. Il DFAE ha chiesto ripetutamente il rispetto delle norme dello Stato di diritto. In particolare, il DFAE critica l’interrogatorio di 30 ore, protrattosi per tre giorni nonostante il pessimo stato di salute della collaboratrice dell’Ambasciata, e la messa in discussione pubblica del suo racconto da parte di alti funzionari dello Sri Lanka, prima della conclusione delle indagini.
In seguito al fermo della propria collaboratrice, il DFAE si aspetta che la magistratura dello Sri Lanka rispetti le disposizioni di legge nazionali, si attenga alle norme internazionali in materia di procedura regolare e tuteli meglio i diritti della personalità. In qualità di datore di lavoro, il DFAE esige che le autorità dello Sri Lanka adempiano i loro obblighi conformemente al diritto applicabile e tengano conto dello stato di salute instabile della collaboratrice. La Svizzera sottolinea che, in questo caso esemplare, è in gioco la reputazione dello Sri Lanka come Stato di diritto. Il DFAE e l’Ambasciata di Svizzera a Colombo continueranno a sostenere per quanto possibile la loro collaboratrice.
Il DFAE ha spiegato ripetutamente alle autorità dello Sri Lanka che la Svizzera sta cercando una via comune e costruttiva per chiarire l’incidente di sicurezza, fatto sottolineato anche dall’ambasciatore svizzero a Colombo il 16 dicembre 2019 in un incontro diretto con il presidente dello Sri Lanka Gotabaya Rajapaksa.
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