A più di due anni dall’inizio della guerra, la crisi umanitaria in Sudan non fa che aggravarsi e la situazione è estremamente preoccupante. All’inizio di agosto 2025, il Programma alimentare mondiale (PAM) ha lanciato l’allarme riguardo alla carestia che sta colpendo la popolazione di El Fasher, capitale del Darfur settentrionale. Assediata dalle Forze di supporto rapido (RSF) da oltre un anno, la città di El Fasher è tagliata fuori da qualsiasi accesso umanitario. Stando a quanto riportato, alcune famiglie sono costrette a mangiare foraggio per animali e scarti alimentari per sopravvivere. Le persone che sono fuggite dalla regione riferiscono di un’escalation di violenza, saccheggi e aggressioni sessuali. A ciò si aggiunge la diffusione del colera, che minaccia di mietere migliaia di vittime.
Secondo il PAM, attualmente sono circa 28,4 milioni – ovvero il 64 per cento della popolazione sudanese – le persone che versano in condizioni di insicurezza alimentare acuta, contro i 24,6 milioni registrati alla fine del 2024.
La Svizzera mobilita fondi
Vista la situazione, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha deciso di stanziare 4 milioni di franchi del proprio budget a favore del Fondo umanitario delle Nazioni Unite per il Sudan (SHF) per sostenere attività di emergenza sul campo, in particolare rafforzando il supporto alle organizzazioni non governative (ONG) internazionali, nazionali e locali, che accedono con maggiore facilità alle zone più colpite e difficili da raggiungere. L’obiettivo è fare in modo che questi attori possano garantire la distribuzione di cibo, acqua potabile e medicinali nonché l’assistenza sanitaria di base, l’allestimento di rifugi di emergenza e la protezione di donne e bambini in un contesto in cui le infrastrutture sono in gran parte distrutte o inaccessibili.
Una guerra che continua
Da oltre due anni il Sudan sta attraversando una grave crisi umanitaria a causa dei combattimenti tra le Forze armate sudanesi (SAF) e le RSF. Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), più di 10 milioni di persone sono sfollate all’interno del Paese e quasi 4 milioni hanno cercato rifugio nei Paesi limitrofi, in particolare in Egitto, Ciad e Sudan del Sud. Le Nazioni Unite stimano che in Sudan oltre 30 milioni di persone abbiano bisogno di aiuto umanitario.
Dal mese di aprile del 2023 il DFAE ha stanziato più di 135 milioni di franchi per sostenere le popolazioni colpite in Sudan e nei Paesi limitrofi, nonché per il proseguimento delle iniziative di politica di pace. Questi fondi sono stati ripartiti tra agenzie delle Nazioni Unite, il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) e ONG internazionali, che operano in stretta collaborazione con partner locali. La DSC ha inoltre inviato esperti del Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) presso diverse organizzazioni internazionali umanitarie attive sul campo.
La Svizzera è attiva anche in Sudan nell'ambito della sua politica di pace. Dall'inizio del conflitto ha ospitato in più occasioni colloqui riservati in Svizzera e si impegna a sostenere la ricerca di una soluzione politica alla guerra. Tali sforzi sono sostenuti anche dall'invio di un inviato speciale nel Corno d'Africa.
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