
Il Consiglio federale ha deciso oggi di confermare la struttura del progetto da approvare definita già a dicembre del 2024, che prevede una parte di stabilizzazione e una parte di sviluppo. Presenterà dunque al Parlamento quattro decreti federali da sottoporre a referendum: uno per la stabilizzazione delle relazioni bilaterali e tre per il loro ulteriore sviluppo nei settori della sicurezza alimentare, dell’energia elettrica e della sanità. Questa procedura rispetta il principio costituzionale dell’unità della materia.
È nella seduta del 26 giugno 2024 che il Consiglio federale aveva discusso per la prima volta sul tipo di referendum a cui sottoporre i nuovi accordi con l’UE, decidendo allora di rimandare la decisione a dopo la conclusione dei negoziati e nel quadro dell’elaborazione del messaggio destinato al Parlamento. Dopo scrupolosa analisi dei risultati dei negoziati, approfondito esame di precedenti decisioni riguardanti casi analoghi e tenendo conto della dottrina giuridica e dei colloqui con i Cantoni e le Commissioni della politica estera, è giunto alla conclusione che, dal profilo costituzionale, il referendum facoltativo rappresenta la soluzione più condivisa e politicamente sostenibile.
Continuità politica coerenza
Questo modo di procedere rispecchia la prassi adottata finora nel quadro dei Bilaterali I e II, anche se – soprattutto l’accordo di Schengen/Dublino – prevedeva un recepimento dinamico del diritto più ampio rispetto al pacchetto attuale. Ciononostante, già allora il Consiglio federale era giunto alla conclusione che l’associazione a Schengen e a Dublino non comportasse modifiche notevoli dei fondamenti del nostro Stato e non concernesse pertanto il nostro ordinamento costituzionale delle competenze (FF 2004 5273, 5588). Scegliendo il referendum facoltativo, il Consiglio federale garantisce coerenza con la prassi adottata finora e continuità alla politica europea della Svizzera.
Questa opzione tiene inoltre conto del rigetto dell’iniziativa popolare «Accordi internazionali: decida il popolo!» nel 2012: il 75,3 per cento della popolazione aveva allora detto no a un referendum obbligatorio per i trattati internazionali comprendenti disposizioni importanti che contengono norme di diritto.
Margine di manovra per Parlamento e Cantoni
L’opzione scelta dal Consiglio federale consente di allacciare formalmente gli accordi alla loro attuazione a livello nazionale. Soprattutto in vista delle misure centrali di politica interna nei settori della protezione dei salari e dell’immigrazione, questa opzione rappresenta – dal punto di vista democratico – la soluzione più convincente.
La decisione del Consiglio federale non tange la questione fondamentale di un referendum obbligatorio in materia di trattati internazionali sui generis. La decisione odierna garantisce a Parlamento e Cantoni il più ampio margine di manovra. Sulla questione deciderà in maniera definitiva l’Assemblea federale nel quadro delle deliberazioni parlamentari.
Situazione geopolitica
Alla luce delle tensioni geopolitiche, l’Esecutivo ritiene che per garantire sicurezza, indipendenza e prosperità siano strategicamente necessarie relazioni stabili e affidabili con l’UE e con i Paesi limitrofi.
Il pacchetto Svizzera-UE non rappresenta un sostanziale cambio di rotta, bensì un passo avanti mirato per rafforzare e sviluppare ulteriormente la collaudata via bilaterale.
Prossime tappe
La parafatura dei testi degli accordi è prevista a maggio del 2025 a Berna. Il Consiglio federale avvierà la procedura di consultazione ordinaria sul progetto del messaggio prima della pausa estiva. Le traduzioni degli accordi verranno pubblicate insieme alla documentazione relativa alla procedura di consultazione.
Le decisioni odierne dell’Esecutivo sulla struttura del progetto da approvare e sul tipo di referendum confluiranno direttamente nel progetto da porre in consultazione e costituiranno la base per l’elaborazione del messaggio destinato al Parlamento.
Indirizzo per domande:
Comunicazione DFAE Bundeshaus West 3003 Berna +41 58 460 55 55 kommunikation@eda.admin.ch