L’attuazione delle misure previste porterà a un rilancio dei negoziati su diversi dossier come la ricerca, la formazione, l’elettricità e lo scambio di quote di emissioni.
Le odierne decisioni traducono la volontà del Consiglio federale di perseguire la propria strategia volta a promuovere e a coordinare le trattative attuali e future in vari altri dossier di politica europea, al fine di ottenere il risultato migliore per la Svizzera.
Ricerca ed elettricità
Un’eventuale ripresa dei colloqui e del processo negoziale permetterà l’adozione di soluzioni adeguate per la partecipazione della Svizzera ai programmi quadro dell’UE nei settori della ricerca e dell’innovazione da un lato e della formazione generale e professionale, di gioventù e sport dall’altro, oltre che nell’ambito del sostegno al settore audiovisivo (MEDIA) e della cultura.
Grande importanza è attribuita alla cooperazione internazionale nel settore dell'educazione, della ricerca e dell'innovazione (ERI), un settore fondamentale per la competitività e la stabilità economica della Svizzera. Il programma quadro pluriennale di ricerca rappresenta il principale strumento dell'UE per promuovere la ricerca e l'innovazione. Dal 2014 si chiama «Orizzonte 2020». La partecipazione a MEDIA permetterebbe al settore audiovisivo svizzero di beneficiare di sostegni diretti e favorirebbe la sua integrazione in una rete internazionale.
Su vari dossier i negoziati e i colloqui sono stati sospesi poiché, essendo stata accettata dal Popolo l’iniziativa contro l’immigrazione di massa, il Consiglio federale non poteva firmare il protocollo sull’estensione della libera circolazione alla Croazia nella sua versione attuale. A quel momento il Consiglio federale ha iniziato a cercare soluzioni per evitare una discriminazione della Croazia.
Contingenti separati per la Croazia
Le misure adottate sono il risultato dei colloqui che rappresentanti del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) hanno condotto con l’UE e con i suoi Stati membri – compresa la Croazia.
La Svizzera concede ai cittadini croati contingenti separati nell’ambito dell’ammissione di cittadini di Stati terzi al mercato del lavoro svizzero. Si tratta dei contingenti che sarebbero stati accordati a partire dalla data della firma del Protocollo III fino alla sua entrata in vigore. Tali contingenti sono stati determinati in occasione dei negoziati concernenti il Protocollo III e constano di 50 permessi di dimora annuale (permessi B) e 450 permessi per dimoranti temporanei (permessi L).
Il Consiglio federale può introdurre questi contingenti autonomamente per via di ordinanza. L’entrata in vigore della revisione dell’ordinanza sull’ammissione, il soggiorno e l’attività lucrativa (OASA), necessaria a tal fine, è prevista per il 1° luglio 2014.
Le modifiche di ordinanza consentiranno alla Svizzera di riconoscere i diplomi professionali croati che rientrano nell’ambito di competenza della Confederazione. Fanno parte di questa categoria i diplomi in alcuni settori della sanità, della cura, della formazione, dell’agricoltura, dello sport e dell’edilizia. Il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) di elaborare le necessarie modifiche di ordinanza per il 1° luglio 2014.
Contributo all’allargamento
Il Consiglio federale ha poi confermato la proposta del marzo 2013 di destinare alla Croazia un contributo all’allargamento pari a 45 milioni di franchi e ha approvato il relativo memorandum d’intesa con l’UE. Con questo contributo il Consiglio federale intende trattare la Croazia alla pari dei “nuovi” Stati che a partire dal 2004 sono entrati a far parte dell’UE.
Questo contributo è l'espressione della solidarietà della Svizzera; nel contempo getta le basi per una salda relazione economica e politica con la Croazia, nuovo Stato membro dell’UE. Come è avvenuto in precedenti allargamenti dell’UE, la decisione finale dovrà comunque essere presa dal Parlamento, che sarà chiamato a pronunciarsi sul relativo credito quadro.
I diritti acquisiti restano immutati
Il Consiglio federale ha inoltre stabilito che i diritti acquisiti dai cittadini provenienti da Stati dell’UE o dell’AELS, che vivono o lavorano in Svizzera, restano immutati sulla base dell’articolo 23 dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone, anche in caso di denuncia dell’Accordo. Lo stesso vale per i cittadini svizzeri nell’UE.
Va infine aggiunto che i colloqui con i rappresentanti dell’UE e dei loro Stati membri proseguiranno al fine di trovare una soluzione per l’Accordo sulla libera circolazione. Ciò corrisponde all’esigenza di affrontare la questione con un approccio globale e alla decisione adottata dal Consiglio federale il 12 febbraio 2014.
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