Politica europea: il Consiglio federale definisce come procederà con il secondo contributo svizzero

Comunicato stampa, 04.06.2021

Lo sblocco del secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell’Unione europea fa parte dell’agenda di politica europea del Consiglio federale nell’ottica del proseguimento della via bilaterale. Nella seduta del 4 giugno 2021 il Consiglio federale ha deciso di elaborare un messaggio sulla liberazione dei crediti quadro che dovrebbe essere trattato dal Parlamento nella sessione autunnale.

Nella sua lettera del 26 maggio 2021 alla presidente della Commissione europea, il Consiglio federale ha precisato che si adopererà affinché il Parlamento sblocchi in tempi rapidi il secondo contributo. L’Esecutivo punta inoltre a concludere il Memorandum of Understanding (MoU) con l’UE per definire i parametri attuativi del contributo.

Il Parlamento ha approvato il contributo il 3 dicembre 2019 mediante due decreti federali (crediti quadro «coesione» e «migrazione»), aggiungendo però una clausola secondo cui non saranno contratti impegni finché l’UE adotta misure discriminatorie nei confronti della Svizzera. Questa condizione ha finora bloccato l’attuazione del contributo.

Nella seduta di oggi il Consiglio federale ha deciso di redigere un messaggio per revocarla. Si tratterà in concreto di modificare i due decreti federali sui crediti quadro approvati dal Parlamento alla fine del 2019 per poter sbloccare il secondo contributo svizzero. Il messaggio dovrebbe essere trattato dalle Camere federali nella sessione autunnale del 2021.

Con l’attuazione del contributo il Consiglio federale vuole sottolineare, in seguito alla decisione di porre fine ai negoziati sull’accordo istituzionale, che la Svizzera rimarrà un partner affidabile dell’UE. Il Consiglio federale continuerà a impegnarsi affinché la Svizzera non sia discriminata e non sia trattata diversamente da altri Paesi terzi nel quadro, per esempio, di procedure di equivalenza dell’UE.

Per attuare il secondo contributo è inoltre necessario stipulare con l’UE il memorandum d’intesa, che – pur non essendo vincolante sul piano giuridico – serve come base materiale per la conclusione degli accordi bilaterali di attuazione con gli Stati partner. I colloqui devono proseguire a ritmo sostenuto.


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