Revisione parziale della legge sulle armi: Consiglio federale e Parlamento raccomandano un sì

Comunicato stampa, 14.02.2019

La revisione parziale della legge sulle armi, sulla quale gli aventi diritto di voto si esprimeranno il 19 maggio 2019, attua la nuova direttiva dell’Unione europea (UE) sulle armi. L’UE e la Svizzera perseguono il medesimo obiettivo: lottare contro l’abuso di armi per scopi criminali. Le modifiche sono minime e la nostra tradizione del tiro viene salvaguardata. Permettono alla Svizzera di rimanere associata a Schengen e Dublino, il che è di centrale importanza nei settori della sicurezza e dell’asilo. Il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano di votare sì alla revisione della legge.

La consigliera federale Karin Keller-Sutter, capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia (FGP), ha esposto giovedì gli argomenti del Consiglio federale sottolineando che nessuno sarà disarmato e che le nostre manifestazioni di tiro, come il tiro in campagna, il tiro obbligatorio, il "Knabenschiessen" di Zurigo (gara di tiro riservata ai giovani) ma anche il tiro sportivo di competizione, non saranno messe in pericolo dalla revisione parziale. Dall'altra parte si tratta di garantire la cooperazione con gli Stati Schengen e Dublino, di centrale importanza per la Svizzera nei settori della sicurezza e dell'asilo. Nessun aspetto della revisione giustifica che si rimetta in questione tale cooperazione. In caso di voto negativo, la cooperazione cessa automaticamente, a meno che la commissione UE e tutti gli Stati UE siano disposti a venire incontro alla Svizzera entro 90 giorni. Non occorre una disdetta.

Posizione del DDPS e dell'Ufficio federale di polizia

Il capo del DFGP era accompagnato da Gerhard Saladin, capo del Servizio giuridico del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) e da René Bühler, direttore supplente dell'Ufficio federale di polizia (fedpol). Saladin ha spiegato perché il DDPS e l'esercito sostengono senza riserve la modifica di legge. Questa tiene infatti conto delle esigenze del DDPS e non prevede cambiamenti per il tiro militare e il tiro fuori servizio. René Bühler di fedpol ha illustrato le ragioni per cui i servizi di sicurezza svizzeri ritengono importante che la revisione della legge entri in vigore e che la cooperazione di Schengen possa proseguire. Essa garantisce segnatamente l'accesso al sistema d'informazione di Schengen SIS, accesso che la Svizzera ha già da dieci anni. Si tratta di uno strumento che ha rivoluzionato la cooperazione in materia di ricerca e a cui non si può più rinunciare. Le cifre sono molto eloquenti: ogni giorno vi sono più di 300 000 ricerche nel sistema da parte dei servizi di sicurezza e delle autorità in materia d'asilo e nel 2018 vi sono stati 19 000 riscontri positivi. In media, negli ultimi dieci anni, il SIS ha permesso un arresto al giorno. Per fedpol e gli altri servizi di sicurezza la situazione è chiara: rinunciare a Schengen sarebbe una condanna alla cecità.

Misure contro l'abuso di armi

La revisione di legge prevede diverse misure. Tutte le parti essenziali delle armi da fuoco devono essere contrassegnate. Inoltre, lo scambio di informazioni con gli altri Stati Schengen viene migliorato. Ciò rende più difficile abusare delle armi a fini criminali e rende più efficace la lotta contro il mercato nero. Inoltre, vi sono cambiamenti amministrativi per quanto concerne l'accesso ad alcune armi semiautomatiche, che verranno inserite nella categoria delle "armi vietate" ma potranno continuare a essere acquistate e utilizzate per il tiro sportivo. Invece di un permesso d'acquisto di armi sarà necessaria un'autorizzazione eccezionale. Queste autorizzazioni sono già oggi rilasciate per le armi che rientrano nella categoria delle "armi vietate".

I tiratori che acquistano una tale arma devono provare dopo cinque e dieci anni che sono membri di una società di tiro o che esercitano regolarmente il tiro. Chi lo desidera, potrà anche in futuro tenere il fucile d'assalto alla fine del servizio militare senza nuovi oneri. Non sono nemmeno introdotti test medici o psicologici né obblighi di appartenere a una società di tiro né un registro centrale delle armi. La situazione dei cacciatori non cambia.

La Svizzera ha sfruttato al massimo il suo diritto di partecipazione

Ciò è possibile perché la Svizzera in quanto Stato membro di Schengen ha un esteso diritto di partecipazione. Nei negoziati ha quindi potuto mitigare in molti settori le disposizioni della direttiva. Nell'attuazione nel diritto svizzero il Consiglio federale e il Parlamento hanno inoltre sfruttato il margine di manovra concesso dalla direttiva salvaguardando la tradizione svizzera del tiro.

La revisione parziale della legge sulle armi permette alla Svizzera di rimanere associata a Schengen e Dublino. I vantaggi di questa cooperazione sono molto importanti, non soltanto per la sicurezza e l'asilo ma anche per il turismo e la libertà di viaggiare e infine anche per l'economia svizzera nel suo complesso. La fine di tale cooperazione implicherebbe costi di diversi miliardi di franchi all'anno, come mostra il rapporto sulle conseguenze economiche e finanziarie dell'associazione della Svizzera a Schengen realizzato dal Consiglio federale su mandato del Parlamento.

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