Comunicato stampa, 24.04.2020

Con il volo di rientro previsto domani dall’India e quello di settimana prossima dall’Africa si conclude la più grande operazione di rimpatrio mai organizzata dal Dipartimento federale degli affari esteri. L’attenzione ora si concentrerà però sul sostegno a chi, per varie ragioni, non ha potuto o voluto rientrare nella Confederazione.

Un mese fa il Dipartimento federale degli affari esteri – in collaborazione con Swiss, Edelweiss e Helvetic – ha lanciato un’operazione di rimpatrio senza precedenti. Il primo volo di recupero svizzero è partito il 22 marzo da Zurigo, con destinazione San José (Costa Rica). Da allora, il DFAE, sotto la direzione del Centro di gestione delle Crisi (KMZ), ha organizzato 35 voli da ogni angolo del globo. 33 voli sono già arrivati e hanno permesso a 6950 persone bloccate all’estero di fare ritorno a casa. Di queste, 3974 possiedono la cittadinanza svizzera. Gli altri 2976 passeggeri provengono invece da altri Paesi, per due terzi Paesi europei. Circa un terzo dei passeggeri stranieri risiede in Svizzera. Allo stesso tempo, più di 1500 cittadini svizzeri hanno potuto rientrare grazie a voli di rimpatrio organizzati da altri Stati. Domani, un ulteriore aereo speciale decollerà da Calcutta via Kochi, India, in direzione di Zurigo, dove atterrerà domenica mattina. Mercoledì è invece previsto, in linea di massima, un ultimo volo, proveniente dall’Africa, per la precisione da Accra (Ghana), Abidjan (Costa d’Avorio) e Ouagadougou (Burkina Faso).

Questi voli di rimpatrio non sarebbero stati possibili senza il coinvolgimento e l’impegno della rete di rappresentanze del DFAE. Per numerose destinazioni, gli interventi del personale delle ambasciate e dei consolati elvetici – in collaborazione con le autorità locali - sono stati determinanti per ottenere ad esempio le autorizzazioni di volo, i mezzi di trasporto e i lasciapassare necessari per poter riportare negli aeroporti dei rispettivi Paesi i viaggiatori dispersi in zone remote.

Partecipazione ai costi di rimpatrio

La Confederazione ha prefinanziato i voli di rimpatrio. I costi sostenuti, pari a circa 10 milioni di franchi, saranno fatturati alla fine del viaggio di ritorno e saranno addebitati a tutti i beneficiari sotto forma di una partecipazione ai costi, equivalente a un prezzo di mercato ragionevole.

Il DFAE ha deciso in questo senso di optare per un importo forfettario, calcolato in base alla distanza percorsa. Si tratta di un metodo applicato anche da altri Stati europei. Per le tratte brevi (fino a 1'500 km) la partecipazione ai costi ammonterà dunque a CHF 400, per quelle medie (da 1'500 a 3'500 km) a CHF 600 e per quelle lunghe (oltre i 3'500 km) a CHF 1'100. Le tratte superiori ai 12'000 km comporteranno invece un costo per i passeggeri di CHF 1'700.

Grazie a questa ripartizione dei costi fra i passeggeri, sarà possibile coprire circa l’80% dell’intera operazione. Il DFAE contribuisce a circa il 20% dei costi sostenuti.

Il DFAE si prepara a un aumento delle misure di protezione consolare

Nonostante gli sforzi intrapresi, non sarà possibile rimpatriare tutti i viaggiatori. Secondo i dati forniti dalle ambasciate svizzere, al momento vi sarebbero ancora alcune centinaia di persone bloccate all’estero che vorrebbero rientrare. A loro, così come agli svizzeri residenti all’estero confrontati a situazioni di emergenza, le ambasciate e i consolati elvetici possono offrire protezione consolare. Nel limite delle sue possibilità e grazie all’aiuto delle rappresentanze all’estero potrà fornire assistenza e – in conformità con il principio di sussidiarietà – anche un sostegno finanziario sotto forma di prestiti di emergenza. Il Dipartimento esaminerà i casi che gli verranno sottoposti.

Nell’ottica di una graduale riapertura dell’economia e del turismo sarà inoltre importante rilanciare in modo ottimale il sistema di emissione dei visti, che la Svizzera – così come molti altri Paesi – ha temporaneamente deciso di sospendere. Al fine di garantire anche in un futuro prossimo gli spostamenti ovunque nel mondo, per motivi turistici, di studio o di lavoro, il DFAE collabora strettamente con la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) e i relativi gruppi di interesse. Questo è anche nell’interesse della ricerca e dell’economia svizzere, nonché della Ginevra internazionale.

Numero di richieste d’aiuto senza precedenti alla Helpline

Dal mese scorso, allo scoppio della crisi legata al Coronavirus, la Helpline ha ricevuto oltre 10’000 telefonate e circa 18’000 e-mail. Si tratta di una cifra record, in così breve tempo. Nei periodi di punta, sono giunte fino a 850 telefonate e mille e-mail al giorno. A titolo di paragone, generalmente la Helpline – un servizio attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e che in ogni momento offre assistenza e informazioni a chi si trova all’estero – gestisce circa 50’000 richieste di aiuto in un anno.

Le tre fasi della strategia di azione legata ai rimpatri del DFAE

• In una prima fase, il DFAE si è appellato alla responsabilità individuale (sancita nelle Legge sugli svizzeri all’estero), affinché il singolo viaggiatore organizzasse in modo autonomo il viaggio di ritorno in Svizzera, tramite i mezzi di trasporto commerciali ancora disponibili e in stretta collaborazione con le agenzie di viaggio e le compagnie aeree.
• La seconda fase si è invece focalizzata sulle operazioni di rimpatrio di cittadini svizzeri bloccati all’estero e impossibilitati a rientrare con i loro mezzi a causa del blocco dei voli commerciali e dei confini chiusi, dovuti al coronavirus.
• In una terza fase, qualora il viaggio di ritorno non dovesse più essere possibile e la situazione in loco diventasse difficile, il DFAE offre ai viaggiatori e ai cittadini svizzeri residenti all'estero sostegno e protezione consolare nel limite delle sue possibilità.


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Ultima modifica 19.07.2023

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