Berna, Comunicato stampa, 04.02.2016

Il presidente della Confederazione Johann N. Schneider-Ammann ha ringraziato i cittadini dei Paesi limitrofi della Siria per la loro solidarietà nei confronti delle persone colpite dalla guerra civile. La comunità internazionale ha il dovere di sostenere questi Paesi, ha inoltre dichiarato alla Conferenza dei donatori per la Siria. La Svizzera quest’anno metterà a disposizione 50 milioni di franchi per le vittime del conflitto.

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Giovedì a Londra il presidente della Confederazione Schneider-Ammann ha affermato: «La Siria rappresenta la più importante sfida umanitaria cui siamo confrontati oggi. Dobbiamo esprimere la nostra riconoscenza e la nostra stima ai cittadini dei Paesi limitrofi». Dall'inizio della crisi l'impegno della Svizzera in Siria e nei Paesi circostanti ammonta a oltre 250 milioni di franchi. Circa la metà dei contributi è impiegata in Siria, mentre l'altra metà serve a sostenere le persone interessate nei Paesi limitrofi.

L'aiuto svizzero si prefigge prioritariamente di creare prospettive durevoli per le persone coinvolte nel conflitto siriano, in particolare mediante investimenti in progetti riguardanti l'istruzione. Nel quadro della sua diplomazia umanitaria la Svizzera si adopera inoltre per migliorare le condizioni di lavoro degli attori umanitari in Siria.

Incontri con capi di Governo europei

Alla Conferenza di Londra sulla Siria erano rappresentati a livello di capi di Stato o di Governo una trentina di Paesi. Il presidente della Confederazione Schneider-Ammann si è intrattenuto separatamente con il Primo ministro dei Paesi Bassi Mark Rutte, con il Primo ministro di Svezia Stefan Löfven e con la Presidente della Croazia Kolinda Grabar Kitarović. Gli incontri erano incentrati essenzialmente sulle relazioni bilaterali e sulla politica della Svizzera nei confronti dell’insieme dell’Unione europea. Il presidente della Confederazione ha sottolineato che, per quanto riguarda l’attuazione delle nuove disposizioni costituzionali in materia di immigrazione, la Svizzera si sta adoperando per trovare una soluzione consensuale con l’UE mediante una clausola di salvaguardia, nell’ambito del vigente Accordo sulla libera circolazione delle persone.


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