19.04.2023

Discours du Conseiller fédéral Ignazio Cassis, chef du Département fédéral des affaires étrangères (DFAE) - Seul le texte prononcé fait foi

Orateur: Cassis Ignazio; Chef du Département, Ignazio Cassis

Le conseiller fédéral Ignazio Cassis et le cardinal Pietro Parolin lors de l'inauguration de l'Ambassade de Suisse auprès du Saint-Siège.
© DFAE

Signor Segretario di Stato, Cardinale Parolin
Eminenze, eccellenze
Signore e signori

A un ministro degli Affari esteri svizzero non capita spesso di inaugurare una nuova ambasciata. La Svizzera è già presente in moltissimi Paesi del mondo (170 rappresentanze): grandi e piccoli, in contesti pacifici come in quelli più difficili.
Inoltre siamo un Paese piuttosto prudente quando si tratta di ampliare la presenza dello Stato.

Questa serata è quindi un momento eccezionale.

Perché aprire un’ambasciata svizzera presso la Santa Sede? Se diamo un’occhiata alla lunga storia che condividiamo, la domanda andrebbe posta al contrario: perché finora la Svizzera non aveva una rappresentanza in Vaticano?

Vi faccio qualche esempio di ciò che ci lega:

•    Condividiamo l’italiano, lingua ufficiale in Svizzera e nella Città del Vaticano.

•    Condividiamo la cultura e i valori cristiani, fondamento del continente europeo.

•    Condividiamo la religione cristiana: il preambolo della Costituzione svizzera recita:
In nome di Dio Onnipotente,
Il Popolo svizzero e i Cantoni,
Consci della loro responsabilità di fronte al creato.

•    Il 33,7% dei residenti in Svizzera si riconosce nella religione cattolica romana, mentre il 21,8% appartiene alle chiese protestanti.

•    Da oltre mezzo millennio le guardie svizzere pontificie sono al servizio del Papa e del Vaticano.

•    Nel 1597 la Nunziatura apostolica di Lucerna è stata una delle prime oltre le Alpi – ed è anche stata la seconda rappresentanza straniera a essere aperta in Svizzera.

•    Condividiamo priorità fondamentali in politica estera: entrambi piccoli Stati, entrambi neutrali, entrambi con una vocazione di universalità, entrambi impegnati nella ricerca costante della pace e nell’aiuto ai più deboli. A plus for Peace.

Certo, le relazioni tra i nostri due Paesi non sono sempre state prive di ostacoli. Ma proprio gli ostacoli del passato sono diventati materia per cementare il legame odierno.

Per circa mezzo secolo (dal 1873 al 1920) le relazioni diplomatiche con la Santa Sede furono interrotte nel contesto del “Kulturkampf”.
Da quelle tensioni nacque la pluralità svizzera così come la conosciamo oggi: una pluralità di lingue, culture e religioni che si traduce nelle istituzioni grazie al federalismo e alla concordanza.

Aspetti riconosciuti dalla Santa Sede nelle sue relazioni con le nostre diverse regioni e anche con gli enti multilaterali che ospitiamo (penso sempre con piacere alla visita di Papa Francesco nel 2018 al Consiglio ecumenico delle Chiese a Ginevra).

La ripresa delle relazioni diplomatiche nel 1920 fu possibile soprattutto grazie a una grande operazione umanitaria condivisa da Svizzera e Vaticano nel contesto della prima Guerra Mondiale.

Fu un mio illustre predecessore, il ministro degli Esteri Giuseppe Motta, a proporre al Consiglio federale di riallacciare le relazioni.
È un grande onore per me, 103 anni dopo, chiudere il cerchio della storia aprendo l’ambasciata svizzera presso la Santa Sede.

È stato un percorso lungo, rispettoso dei tempi di entrambi i Paesi. Ne ricordo le ultime tappe:

•    Nel 1991 fu nominato il primo ambasciatore svizzero in missione speciale presso la Santa Sede (un altro ticinese, Flavio Cotti, era ministro degli Esteri).

•    Dal 2014 il nostro ambasciatore in Slovenia è stato accreditato anche presso la Santa Sede.

•    Il 6 maggio 2019, durante la mia prima visita per il Giuramento delle Guardie svizzere, abbiamo messo le fondamenta all’inaugurazione di questa sera.

•    L’8 novembre 2021 con il cardinale Parolin abbiamo festeggiato in Svizzera il “Centenario” della ripresa delle relazioni diplomatiche.

•    In quell’occasione abbiamo firmato una Dichiarazione congiunta per intensificare la nostra collaborazione nel campo della promozione della pace.

•    Il 6 maggio dell’anno scorso abbiamo dato avvio ai lavori di ristrutturazione di questi locali, in presenza dell’arcivescovo Gallagher.

•    E oggi finalmente l’ambasciata diventa operativa!

La Svizzera si aggiunge all’ampia rete diplomatica presso la Santa Sede, composta da oltre 90 paesi. La nuova rappresentanza, che si occuperà anche delle relazioni con Malta e San Marino, ci permetterà di perseguire fondamentali obiettivi comuni.
Nella sua strategia di politica estera il Consiglio federale mette l’accento sulla sicurezza e sulla pace, sulla democrazia e la libertà, sulla lotta alla povertà e lo sviluppo sostenibile – sul piano ecologico, economico e sociale.
La diplomazia, la neutralità e i nostri buoni uffici sono gli strumenti con cui vogliamo raggiungere questi obiettivi.

Obiettivi che condividiamo con la Santa Sede e che perseguiamo anche con il nostro attuale Seggio non permanente al Consiglio di sicurezza dell’ONU. Obiettivi che diventano tanto più urgenti anche nel nostro continente, come ci insegna la drammatica situazione in Ucraina.

Costruire ponti là dove non c’è dialogo.

Questo abbiamo imparato a fare nella nostra storia e questo ci impegniamo a fare nel mondo.

Vorrei concludere con le parole che il Santo Padre ha voluto dedicare alla Svizzera in una recente intervista alla nostra televisione:
La neutralità non è acqua distillata, non è lavarsi le mani; è una vocazione di equilibrio, di unità

Vi ringrazio per l’attenzione!


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Dernière mise à jour 06.01.2023

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