In che modo gli investimenti possono contribuire a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU?

News locali, 20.06.2018

Gli investimenti privati sono importanti per il finanziamento dell’Agenda 2030 e il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS). Il loro contributo concreto dipende tuttavia in modo determinante dal tipo di investimento e da una riforma degli accordi sulla protezione degli investimenti. I processi di riforma sono stati avviati ma il loro esito è ancora incerto. È quanto emerge da un incontro organizzato dalla piattaforma di discussione «Traverse» della DSC il 27 marzo a Berna.

Nave da carico in mare.
Gli investimenti privati rappresentano un elemento essenziale per il finanziamento dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile. © Fotolia.com/Ralf Gosch

Ciò che per il politologo statunitense Francis Fukuyama segnava la «fine della storia», è stato usato dai Paesi ricchi per garantire i propri investimenti nei Paesi poveri. Gli accordi sulla protezione degli investimenti sono numerosissimi. La Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) ne tiene un registro preciso. Queste le cifre fatte da Elisabeth Tuerk, capo della Sezione Accordi internazionali sugli investimenti, durante la discussione di «Traverse»: 150-200 accordi registrati ogni anno tra il 1994 e il 2001; per un totale di 3326 nel 2017.

Questi documenti contengono clausole per la procedura di composizione delle controversie tra investitore e Stato che costituiscono un’eccezione nel diritto internazionale pubblico. Grazie agli accordi gli investitori possono infatti ricorrere a tribunali privati eludendo quanto previsto dal diritto interno dei singoli Stati interessati. Una cosa che hanno fatto spesso. L’UNCTAD parla di 855 casi tra il 1987 e il 2017. Le azioni legali vengono intentate soprattutto contro Paesi in via di sviluppo. I querelanti provengono principalmente da USA, Paesi Bassi, Regno Unito e Germania.

La Svizzera è molto attiva

La Svizzera è molto attiva nell’ambito delle garanzie per gli investimenti diretti. Essendo un piccolo Paese che tuttavia si colloca al settimo posto a livello mondiale per gli investimenti all’estero (pari a 1,2 mia. CHF), è particolarmente interessata a questi aspetti, come sottolineato da Lukas Siegenthaler, capo della Divisione Investimenti internazionali e imprese multinazionali della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), ed è terza dopo la Cina e la Germania per il numero di accordi conclusi (123 in totale).

Secondo l’opinione corrente gli accordi dovrebbero essere di stimolo agli investimenti. Le procedure non statali di composizione delle controversie sarebbero intese a ridurre i rischi d’impresa e a compensare le debolezze dei sistemi giudiziari dei Paesi poveri. Sono motivazioni plausibili. Ma Joachim Pohl, autore di uno studio dell’OCSE sui vantaggi per le imprese e i costi degli accordi internazionali sugli investimenti, afferma: «possiamo dire solo di non sapere se gli accordi incentivano o meno gli investimenti».  

A essere ben noti sono invece i numerosi conflitti. Per molto tempo il modello è stato questo: Nord contro Sud. Di recente però le cose stanno cominciando a cambiare. La Spagna è stata varie volte chiamata in giudizio e lo stesso è accaduto alla Germania a seguito dell’abbandono del nucleare. La società elettrica svedese Vattenfall si è considerata danneggiata da questa decisione e il caso non ha solo riempito le prime pagine dei giornali: ha spinto moltissime persone a mobilitarsi contro i negoziati per il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) tra gli USA e l’UE, e ha fatto di molti, come ha dichiarato Anne Joubin-Bret della Commissione ONU per il diritto commerciale internazionale (UNCITRAL), dei veri e propri esperti nelle questioni legate agli investimenti.

Le proteste aumentano anche nei Paesi poveri. In Ecuador gli abitanti di alcune aree naturali protette sono insorti contro gli investitori stranieri del settore minerario. Lise Johnson della Columbia University ha messo in luce le questioni fondamentali sollevate dai tribunali nel caso di conflitti tra investitori e popolazione locale: fin dove arrivano i diritti di protezione degli investitori? Dove sono i limiti, soprattutto se reagiscono con violenza contro le persone che protestano, o lasciano che venga impiegata la forza contro di loro o che la popolazione sia minacciata e intimidita? Se gli investimenti devono contribuire a uno sviluppo sostenibile, è necessario dare una risposta a queste domande.

La necessità di riformare il settore è riconosciuta

Che cosa occorre fare dunque affinché gli investimenti contribuiscano effettivamente al raggiungimento degli obiettivi dell’ONU? Il consenso sul fatto che questo settore abbia bisogno di riforme è sempre più ampio. Certo, Nicolas Grégoire della Société Générale de Surveillance (SGS) dichiara che la sua azienda non considera l’esistenza di accordi sulla protezione degli investimenti un fattore determinante per la scelta di effettuare un investimento e che fa ricorso alle procedure di composizione delle controversie solo molto raramente e in casi estremi. Ma anche se osserva, inoltre, che l’insoddisfazione verso le regole esistenti sarebbe motivata soprattutto da spinte anticapitalistiche, il processo è stato avviato. Molti Paesi in via di sviluppo hanno denunciato vecchi accordi e nel 2012 l’UNCTAD ha elaborato un’agenda di riforme che da allora è stata ulteriormente sviluppata. L’agenda comprende il diritto a introdurre regolamentazioni in campo ambientale, della salute e dei diritti umani nonché a promuovere investimenti più responsabili ed esige la trasformazione delle procedure di composizione delle controversie. A ciò si aggiungono le norme di trasparenza introdotte dall’UNCITRAL. In questa organizzazione dell’ONU si sta discutendo ora dell’istituzione di un tribunale multilaterale degli investimenti che potrebbe sostituire i poco trasparenti tribunali arbitrali bilaterali.

Nathalie Bernasconi dell’International institute for sustainable development (IISD) ha espresso soddisfazione per i cambiamenti introdotti negli ultimi anni e i notevoli progressi fatti in questo campo. Le prime proposte avanzate dall’Istituto in precedenza non avevano trovato alcun ascolto. Per far sì che gli investimenti contribuiscano a promuovere lo sviluppo sostenibile e a raggiungere gli OSS è necessario però fare di più. In particolare è indispensabile trovare un accordo su come misurare e verificare la sostenibilità. Deve inoltre essere facilitato l’accesso alla giustizia alle vittime di pratiche di investimento negative.

Il dibattito è in corso e il suo esito è ancora incerto.